Terza puntata della 2^ Commissione Consiliare sull’Aeroporto. Stavolta il presidente Zelger ha invitato i rappresentanti della categorie per sentire il loro punto di vista su uno dei più scottanti problemi di Verona. Gli intervenuti si sono trovati d’accordo sulla necessità che i soci pubblici (Province di Verona e Trento, Comune di Verona e Camera di Commercio) facciano l’aumento di capitale per garantire quantomeno il minimo vitale. E già questo sarebbe un buon punto di partenza. Solo che rimangono marcate le differenze fra chi sostiene l’attuale gestione e chi vorrebbe un cambio di passo.

Il presidente degli industriali Michele Bauli ha confermato l’apprezzamento per quanto fatto finora dal socio provato veneziano SAVE. Lo stesso ha fatto Paolo Arena che aveva già partecipato alla Commissione come presidente della Catullo spa ed oggi è intervenuto come presidente della ConfCommercio precisando che questo ente s’è impegnato all’estero a promuovere l’immagine di Verona (?!). Ma il punto sul quale Arena e coloro che in qualche modo gli sono collegati è il richiamo all’inesistente “sistema aeroportuale veneto”, usato come una foglia di fico per giustificare l’accettazione di subordinare Verona agli interessi di Venezia. Il loro ragionamento è il seguente: Verona fa parte del “sistema aeroportuale veneto”; Venezia di questo sistema è il centro; ergo Verona deve stare subordinata a Venezia. Solo che il “sistema aeroportuale veneto” esiste solo nella volontà di SAVE e nella fantasia dei suoi sostenitori veronesi. Se Verona vuole avere un futuro lo potrà avere solo smarcandosi da Venezia e dal triangolo di potere economico-politico che costituisce assieme a Treviso e Padova. Altro è il “sistema” che deve costruire Verona! E’ quello dell’area del Garda, con Brescia, Vicenza, Mantova, Trento e Bolzano! Altro che “sistema aeroportuale veneto”! 

Molto più obiettivi e pertinenti gli interventi del Presidente dei piccoli industriali (API) Della Bella e del Presidente di CONFIMI Sartori che hanno messo in evidenza come siano necessari un cambio di passo rispetto alla gestione degli ultimi anni e degli investimenti alternativi, anche aprendosi al mercato.