Turismo 2020: “annus horribilis“. Questo settore strategico che rappresenta il 13% del Pil è stato messo in ginocchio dalla pandemia. I visitatori totali, internazionali e nazionali, sono stati 57 milioni in meno, la metà rispetto all’anno precedente. Si prevede una parziale ripresa solo dal 2024.
Draghi, intuendone l’importanza, ha ricostituito il Ministero del Turismo, affidato al leghista Garavaglia, che dovrà con urgenza approntare un piano di sostegno e rilancio. Nonostante le difficoltà ci sono amministratori pubblici che credono nelle potenzialità turistiche del proprio territorio. A Sorrento, per esempio, l’amministrazione comunale ha lanciato gli “Stati Generali del Turismo” per conquistare un posizionamento turistico di alto livello. Vi parteciperà anche Garavaglia.
E Verona? Nel 2020 la provincia ha subito un calo del 58,4% di presenze, con una perdita totale di 10 milioni e 526 mila presenze con pesanti ricadute su tutti i comparti. Prima del Covid Verona ed il suo territorio risultavano tra le prime mete turistiche d’Italia. Non per merito degli amministratori, ma per la sua straordinaria posizione geografica e per il suo valore paesaggistico. Anche il Trentino (30 milioni di presenze) è una delle grandi destinazioni turistiche. Per il rilancio ha stretto una partnership con l’Aeroporto Catullo, in modo che l’intera area arrivi sia caratterizzata dal suo brand turistico, con immagini delle Dolomiti, del Garda ecc.
Che cosa fa Verona per promuovere la propria immagine? Sanno gli amministratori quant’è importante l’Aeroporto per rilanciare il turismo? E gli albergatori che non reagiscono alla politica del Catullo che privilegia le badanti ai turisti? Che cosa hanno fatto il Consorzio Lago di Garda Veneto, Garda Unico o i vari enti di promozione turistica? Poco o niente. Nessuno è andato a cercare nuovi flussi turistici che facciano perno sul Catullo per poi diramarsi nel veronese, sul Garda, in Trentino, in Alto Adige e in Lombardia.
L’Aeroporto di Verona è pieno di voli da e per la Moldavia, il Kossovo, l’Albania, la Romania, che non portano turismo, ma badanti e persone in cerca di lavoro. Ci sono certo anche voli nazionali, e d’estate, verso le isole della Spagna e della Grecia. Ma mancano i collegamenti con i principali hub europei. I russi di Aeroflot per ora sono un miraggio, visto che sul loro sito web non danno la possibilità di acquistare biglietti aerei con partenza dall’Aeroporto di Verona. In compenso ce ne sono molti con partenza da Venezia.