Dalla politica arrivano reazioni stizzite alla boutade di Enrico Marchi, il presidente della SAVE (socio di minoranza del Catullo di Villafranca) che ha annunciato di voler comprare altre quote portandosi in maggioranza in occasione del prossimo aumento di capitale. Stefano Valdegamberi ( capogruppo Misto al Consiglio regionale) ribatte a muso duro: Marchi, menziona l’inesistente “polo aeroportuale del nord est” come “alibi per neutralizzare e svuotare Verona”. L’ingresso di Marchi e Save – continua Valdegamberi- fatto passare con un atto di beneficienza a Verona, è stato invece costruito a tavolino, non senza molte complicità veronesi. Gli attori li conosciamo tutti. Si è volutamente voluto evitare una gara internazionale per legare con un cappio al collo l’aeroporto di Verona al “benefattore” Marchi.”
E se di fronte all’offerta di Cariverona di comprare le quote della Marchi risponde che ce ne sono altre, Valdegamberi ricorda che “anche allora c’erano altre proposte ma volutamente gli si chiuse le porte in faccia, facendo finta che non esistessero, pilotando tutto su di lui.” E va giù d’accetta indicando precise responsabilità veronesi: “la politica e i rappresentanti delle associazioni imprenditoriali come già allora denunciai furono complici. Mi auguro che i soci pubblici ora facciano l’aumento di capitale ma nel contempo cambino lo Statuto capestro e i patti parasociali pretesi come “contropartita” al suo gesto di “generosità “. Chi ha la maggioranza con soldi pubblici comanda per le quote societarie e non in virtù di vincoli statutari o patti parasociali. Anche perché i soldi che eventualmente metteranno i soci pubblici sono dei contribuenti e non può essere un privato solo che decida sui soldi messi in maggioranza dagli altri. Si modifichi lo Statuto, – conclude- e vengano stralciati i vecchi patti parasociali, dando il giusto peso alle rispettive partecipazioni, e si approvi un piano industriale di sviluppo e crescita.
Anche Michele Bertucco (Sinistra in Comune) entra nella querelle degli aumenti di capitali necessari al Catullo come in Fiera per la ripresa: «Sull’aeroporto il botta risposta tra Cariverona, disposta a comprare quote, e Save, che invece non ha alcuna intenzione di vendere, conferma il ruolo passivo dei soci pubblici, che pure disponendo della maggioranza delle quote, si sono autoridotti al ruolo di spettatori o comprimari limitandosi, come fa la Lega, ad abbaiare qualche volta ma senza mordere mai. Inoltre, la posizione della Fondazione Cariverona sulla Fiera, disponibile a sottoscrivere l’aumento di capitale necessario a salvare l’ente dal buco di bilancio subordinatamente però ad un cambio di passo nella gestione e ad un ricambio nel management, conferma quanto andiamo dicendo da tempo, ovvero che i problemi della Fiera non sono dovuti soltanto al Covid, risalgono a ben prima della pandemia e sono riconducibili ad una gestione gravemente carente sotto tutti i punti di vista: degli investimenti, dei risultati, della trasparenza e di una inaccettabile autoreferenzialità. L’amministrazione Sboarina si è limitata a mettersi in scia al vecchio andazzo ereditato dalle precedenti amministrazioni Tosi e alle precedenti gestioni dell’ente senza richiedere alcun miglioramento. Si pensi soltanto al pasticcio viabilistico che la richiesta di parcheggi da parte dell’ente fieristico sta provocando a Verona Sud».