Una durissima presa di posizione: personale e di principio ancor prima che politica, eppure senza tirarsi indietro dall’esprimere un severo giudizio proprio su quel “garante” che in un paio di minuti ha contraddetto tutti i punti fermi della visione fin qui sostenuta a gran voce (e a insulti). Con un secco comunicato Marta Vanzetto, legale veronese e attivista della prima ora del M5S, ha preso le distanze da Beppe Grillo e lo ha fatto per prima, mentre in tutta Italia e nel Veneto i dirigenti del Movimento oscillano ancora tra la difesa d’ufficio, i distinguo e una “sofferta comprensione”. Vanzetto avrebbe voluto comunicare la sua posizione davanti al Consiglio comunale, ma la discussione sul bilancio ha avuto la priorità imponendo tempi stretti agli altri argomenti. Renderà comunque formale alla prima occasione il testo che ha intanto anticipato alla stampa, anche in considerazione del suo ruolo istituzionale.
“Come unica rappresentante politica del Movimento 5 Stelle nel Consiglio Comunale di Verona”, esordisce infatti nella sua nota rimarcando il passaggio di Alessandro Gennari alla Lega giusto due mesi fa, “rivendico il dovere e il diritto di esprimere il mio più totale e incondizionato rigetto dell’aberrante strumentalizzazione mediatica messa in scena da Beppe Grillo in relazione alla vicenda giudiziaria che coinvolge suo figlio. Mi sento ferita e indignata come donna, come madre e come professionista: non solo per l’uso distorto e lo sfruttamento che si è permesso di fare della sua visibilità pubblica, ma anche per il messaggio che ha trasmesso”.
“Ho il privilegio e l’onere di essere madre di una ragazza e di un ragazzo”, prosegue, “e posso immedesimarmi nel dolore dei genitori di entrambi i giovani coinvolti in questa vicenda. Ma pur comprendendo lo sgomento di un padre travolto da eventi gravi e inaspettati, nondimeno considero gravissimo che usi la propria fama e il proprio enorme megafono politico per rivendicare davanti al pubblico l’innocenza di un familiare. Non si possono arruolare a forza i voti di milioni di cittadini per fatto personale. Il Beppe Grillo padre comunica dall’alto una lettura personale dei fatti come se la sua fosse l’autentica e incontrovertibile interpretazione, e lo fa approfittando della sua notorietà. Non solo: lo fa addirittura denigrando le donne e la presunta vittima. Così questa vicenda ruota intorno a chi forse approfitta di qualcuno ubriaco, e a chi invece approfitta della propria notorietà”.
“Non so se il figlio di Grillo sia uno stupratore o, come lo definisce lui, un “coglione”. Ma il mio giudizio come donna attiva in politica è che Beppe Grillo non può più essere garante di un movimento che rivendica l’autonomia dei magistrati, che si batte per i diritti delle donne e che sostiene che la giustizia debba fare il suo corso, costi quel che costi. E come madre sono altrettanto certa che gli stupratori, se riconosciuti tali, devono espiare la loro pena. E che gli uomini “coglioni” devono espiare anche le loro colpe umane”, rincara la dose Vanzetto, “e intraprendere un percorso di riabilitazione insieme alle famiglie dalle quali non hanno evidentemente appreso né il rispetto per gli altri né quello per sé stessi”.
Indossando per un momento anche i panni del legale, la capogruppo del M5S rileva che “vicende drammatiche come questa sono purtroppo frequenti, come dimostrano le cronache anche recenti del nostro territorio. Per questo a maggior ragione vedere che addirittura esponenti politici di tale rilievo tentino di addossare la responsabilità alle vittime, svuotando di significato le gravi condotte di uomini senza valori etici, ci fa capire quanto siamo ancora lontani da un concreto rispetto dei diritti delle donne”.
E per concludere formalizza, sul piano del proprio ruolo istituzionale, l’evidente dissenso dalla linea di un M5S che evidentemente ritiene ormai molto lontano dalle posizioni degli esordi. Da questa vicenda, conclude, “devo trarre le conseguenze anche come esponente politico in Consiglio Comunale a Verona. Proprio per rispetto di chi mi ha eletta continuerò a rivendicare i valori fondanti del Movimento, oggi non sempre sostenuti con la necessaria trasparenza e coerenza nemmeno da chi lo dirige. Invito però i vertici a chiedere un inevitabile passo indietro a un garante che ha tradito la sua missione, bruciando le fondamenta stesse della casa politica che molti avevano contribuito a costruire”. Un passo in più verso la scomparsa definitiva dei Cinque Stelle dalla scena politica veronese?