Un mio carissimo amico (non dico il nome solo per correttezza, non per la privacy) una settimana fa è dovuto tornare in Cina dove abita e lavora dopo un soggiorno a Verona. Arrivato all’aeroporto di Hong Kong è stato immediatamente prelevato dalla polizia che lo ha portato in un albergo (si fa per dire) dove deve stare per una quarantena di 21 giorni. Dopodiché potrà tornare a casa sua dove abita da anni. Per 21 giorni deve stare in una camera senza poter mai uscire dalla porta che si apre solo per portargli il cibo (scadente) che “passa il convento”. Nessuno viene a fare le pulizie. Non può aprire la finestra. Può usare il bagno, il pc e guardare la tv. Se per caso gli venisse il ghiribizzo di aprire la porta per vedere che cosa c’è in corridoio, romperebbe il sigillo apposto sulla porta e automaticamente il conteggio dei giorni ricomincerebbe da zero. Ovviamente tutte le spese a suo carico. Anche se non ha scelto lui il posto. Questo il trattamento che viene fatto in Cina a chi arriva dall’estero. Non per cattiveria, ma semplicemente per essere sicuri che poi, quando uno va in giro, non diffonde il covid.
Ieri sera è arrivato a Roma Fiumicino un volo da New Delhi. Tutti sanno della variante indiana e della disastrosa situazione epidemiologica che c’è in India. I passeggeri sono stati bloccati dalla polizia italiana e dal personale dell’aeroporto. Hanno misurato ad ognuno la febbre e sono stati portati in due strutture dove verranno sottoposti a dei tamponi. I positivi sono stati portati alla Cecchignola dove faranno la quarantena. Ma gli altri liberi. Niente quarantena, che è l’unico sistema a prova di bomba per essere certi che uno di loro non abbia il covid in incubazione anche se negativo. Nooo, noi ci fidiamo della temperatura corporea e del tampone. Mica vorremo fare la figura di chiuderli dentro da qualche parte! Mica siamo in Cina noi! Siamo in Italia! Appunto.