(di Stefano Tenedini) A qualcuno fanno gola i soldi delle piccole aziende venete. Per farne cosa? Ma per dirottarli a Invitalia, quella riedizione dell’Iri che secondo gli osservatori delle vicende poco luminose della politica economica italiana “almeno in teoria doveva attirare investimenti ma si dedica soprattutto a erogare incentivi”, che “non brilla per trasparenza, soprattutto perché è difficile dire a cosa serva davvero”. E di che soldi stiamo parlando? Di quasi 21 milioni destinati dal bando Isi Inail a investimenti proprio in materia di sicurezza e aggiornamento tecnologico delle Pmi venete, ma che potrebbero imboccare un viottolo e finire dritti dritti a Invitalia. Là dove nonostante una gestione fallimentare dell’emergenza Covid regna incontrastato come amministratore delegato Domenico Arcuri. Sì, quello dei banchi a rotelle, dei tendoni con le primule, dell’appalto per le mascherine cinesi.
Una storia molto italiana – brutto ammetterlo, ma così è – che è emersa grazie a Manfredi Ravetto, presidente di Confapi Veneto, il quale ha preso carta e penna e lo ha scritto senza tanti ossequi al direttore generale dell’Inail, Giuseppe Lucibello: “Ormai le nostre aziende rischiano di ripartire in sicurezza però di morire per scarsa competitività”, ha sottolineato. “Stiamo assistendo a una miriade di provvidenze che il governo e le altre istituzioni stanno mettendo a disposizione delle imprese, per facilitare la ripartenza, attraverso l’acquisto di dispositivi anti-Covid19 (Dpi). Ultima quella che ha messo in campo il vostro Istituto, con il trasferimento di fondi a Invitalia per un avviso specifico che lunedì 11 maggio ha preso il via”, aggiunge elencando le iniziative previste per far fronte alle spese sostenute.
Il rischio oggi, evidenzia Confapi, è che i fondi inizialmente destinati al Bando dell’Isi (per il Veneto si tratta nel complesso di 20.994.401 euro, divisi fra cinque assi di finanziamento), vengano ulteriormente dirottati sui bandi Invitalia per sostenere l’acquisto di dispositivi di protezione individuale e, pertanto, privilegiando spesa corrente rispetto agli investimenti per le pmi. Si tratta, precisa Confapi, di risorse preziose per le imprese del territorio: basti dire che ogni anno sono più di 20 mila gli utenti che partecipano al click day per accedervi. Infatti Ravetto nella sua lettera non si è fermato qui. “Pur comprendendo e condividendo l’intento dell’iniziativa, auspichiamo che vengano preservate le ulteriori residue risorse a disposizione. Inail ha sempre dimostrato di comprendere e sostenere la necessità di dare un sostegno alle Pmi negli investimenti mirati all’innovazione tecnologica. Ma con ulteriori decurtazioni di risorse o, peggio, con il loro azzeramento”, puntualizza, “oggi rischiano di ripartire in sicurezza ma di morire per mancanza di competitività”.
Un appello con cui si ribadisce quanto già evidenziato nei confronti della Regione Veneto riguardo ai fondi FSE e FESR, «perché la riprogrammazione prevista, pur motivata”, era stato il messaggio per il livello politico di vertice, “non deve finire col togliere fiato alle nostre aziende, già in crisi”. L’iniziativa di Ravetto riuscirà ad assicurare le risorse per le piccole imprese oppure contro il modello Arcuri (e un riutilizzo discutibile dei fondi disponibili) c’è davvero poco da fare?