(di Angelo Paratico) “Si dice che Santa Rita sia la santa delle missioni impossibili” ci dice Salvatore, il simpaticissimo caposala del Ristorante Scapin 1935, in Via San Michele alla Porta. Ci spiega come sabato scorso, 22 maggio, giorno consacrato a Santa Rita da Cascia, questa ha fatto un gran bel miracolo. Chiediamo maggiori dettagli. Ci spiega che aveva 3 ragazzini e la loro madre seduti a un tavolo all’esterno del locale e, improvvisamente, un bambino di 7 anni ha inghiottito un cubetto di ghiaccio che gli si è incastrato in gola. Era diventato paonazzo e la madre, non sapendo che fare, s’era messa a urlare, chiedendo aiuto.
“Sono stato un paracadutista a Lucca e ricordavo la manovra di Heimlich, per espellere il cibo incastrato in gola, che ci aveva mostrato il nostro istruttore. L’ho prontamente eseguita, ma…” e qui s’infervora, raccontandoci con crescente emozione quegli attimi terribili “Non ha funzionato e il bambino stava per svenire. Disperato, ho compiuto una manovra poco ortodossa: gli ho spalancato la bocca e gli ho ficcato un dito in gola. Ha funzionato! Il cubetto di ghiaccio è scivolato giù, verso lo stomaco!”.
Descrive la gioia e il sollievo della madre e le lacrime del bambino, che prima di lasciare il ristorante gli ha portato una rosa. Ora dice di voler seccare il fiore e conservarlo come ricordo di quel miracolo di Santa Rita.
Salvatore, di origini palermitane ma cresciuto a Varese, dopo aver girato l’estremo Oriente come animatore di club turistici si è stabilito a Verona, per stare vicino alla sua bambina. Ormai è diventata la principale attrazione del Ristorante Scapin, quasi mettendone in ombra i piatti, tutti di straordinaria bontà. A Verona ci dice di star bene ma che sta ancora attendendo un nuovo miracolo da Santa Rita. “Quale?” gli chiediamo.
“Un piccolissimo appartamento in affitto, a un prezzo normale, e che sia alla portata di un cameriere…”.