(di Bulldog) Saman Abbas è stata uccisa in famiglia. Strozzata con uno straccio da cucina perchè non voleva sposare un cugino in Pakistan. Non è la prima vittima in questo. La foto che abbiamo usato è una provocazione: l’ex presidente della Camera inginocchiata in Parlamento per ricordare George Floyd, un cittadino statunitense di colore, assassinato da un poliziotto (che è stato per questo condannato da una giuria di suoi pari): una morte che ha dato il via al movimento Black lives matter e ad una campagna di attacco ai simboli della cultura tradizionale (le statue dei generali confederati, quelle di Cristoforo Colombo ecc ecc..). Non ci risulta che Laura Boldrini, così come larga parte della sinistra movimentista, si sia inginocchiata per Saman e per le altre vittime di una cultura misogina mascherata da religione. Le donne, immagino e spero, ne trarranno le dovute considerazioni nella cabina elettorale.

Ma l’assassinio barbaro di Saman ci induce ad altre riflessioni. La prima è quale messaggio dà la società italiana a quelle donne che, nate sotto il tallone di una cultura patriarcale asfissiante e pericolosa, vedono nella Costituzione italiana, nel nostro modello di vita, nella nostra cultura una spinta a ribellarsi. O quanto meno, una opportunità di scelta che intendono percorrere. Dobbiamo chiederci se il nostro sistema (che tutela ladri e stupratori manco fossero Maria Goretti) fa abbastanza per loro. Se di fronte ad un pericolo dichiarato (certificato da un bravo maresciallo dei Carabinieri) il sistema si sia mosso con celerità ed efficacia schierando tutta la forza dello Stato a fianco di una vittima. Il tragico epilogo di questa vicenda ci dice – evidentemente – che non è stato fatto abbastanza. Quindi, come possiamo aiutare queste ragazze a rompere questa tirannide?

Se queste donne fossero state già italiane sarebbe stato diverso? L’esperienza personale in questo caso marca il giudizio. Ho visto più casi di ragazzi nati-non-italiani non trattati al meglio per il loro tasso di melanina o per l’origine della famiglia. A Verona, non in Alabama. E quindi mi chiedo se una compiuta cittadinanza non aiuterebbe questi ragazzi e queste ragazze a trovare nella nostra Patria un porto sicuro, una speranza per il loro futuro. E, all’opposto, se continuiamo a tenerceli lontani, a non dar loro una chance, non falliamo pure noi? Perchè ci siamo impegnati nel salvare gli interpreti afghani che hanno collaborato coi nostri militari, ma non facciamo altrettanto per chi sceglie di “essere” italiano abbandonando una cultura diversa?

Un gruppo di professionisti veronesi ha scelto di non voltarsi dall’altra parte, di non considerare cosa-altra i diritti di ragazze e ragazzi che qui vivono e che, magari, qui vogliono costruirsi il loro futuro.

Bulldog non ha una risposta su questo. Sono quesiti che rimangono aperti e ciascuno la pensa come vuole. L’importante sarebbe cominciare a pensarci e, magari, fare qualcosa. Inginocchiarci non serve: aiuta a solleticare i “buoni sentimenti” del mainstream, a guadagnare un like con poco o nulla. Sarebbe importante che ciascuno di noi si prendesse cura di quanto accade vicino a noi, guardando con occhio diverso la propria comunità. Ma non serve essere pessimisti sempre: a Verona un gruppo di professionisti si è messo insieme – attraverso l’associazione Gli Invisibili e African Fashion Gate (sportelloaiutoinvisibili@gmail.com)- per offrire assistenza legale gratuita, uno sportello di prima accoglienza, alle vittime di mutilazioni genitali femminili e maschili e per fermare lo sconcio delle spose-bambine. Tutte cose vietate dalla legge italiana, ma tuttora praticate da una parte della popolazione qui residente. Un gruppo di professionisti veronesi ha scelto di non voltarsi dall’altra parte, di non considerare cosa-altra i diritti di ragazze e ragazzi che qui vivono e che, magari, qui vogliono costruirsi il loro futuro. Un grazie e un aiuto se lo meritano.