(di Marco Danieli) Sotto l’edificio dell’ex cinema Astra – qui il nostro servizio – , in via Oberdan, nel pieno centro storico di Verona, c’era un hotel di lusso. Probabilmente era stato distrutto da un incendio nel secondo secolo dopo Cristo, l’epoca di maggior splendore dell’Impero Romano. L’albergo si trovava sulla via Postumia, la strada romana dove oggi corrono corso S. Anastasia, corso portoni Borsari, corso Cavour e corso Porta Palio. Fin d’allora Verona era un importante crocevia per coloro che attraversavano la Gallia cisalpina da oriente a occidente o che da Roma si dirigevano a nord, verso le terre dei Germani.

Questa l’ipotesi più accreditata espressa dagli esperti dopo il ritrovamento di reperti archeologici d’epoca romana durante le opere di consolidamento della struttura muraria del vecchio cinema propedeutiche alla ristrutturazione. «Non era una “domus”, cioè una casa romana, perché non ne aveva la planimetria – spiega la dottoressa Bruno che dirige i lavori-. Era comunque una struttura abitativa.» E’ quindi plausibile l’ipotesi dell’albergo. E non di una semplice locanda, di un rifugio per viandanti, perché non sarebbe stata decorata da quegli affreschi molto belli che ancora si possono apprezzare e che andranno restaurati. Nè ci sarebbero stati quei mosaici che sono affiorati durante gli scavi. Allora se non era una civile abitazione o un ricovero per viaggiatori, non resta che pensare che fosse un hotel a 5 stelle dell’epoca. Dai mobili carbonizzati che sono stati ritrovati è lecito pensare che sia stato distrutto da un incendio tra la fine del terzo e l’inizio del quarto secolo. La straordinarietà della scoperta consiste nel fatto che tutta la decorazione pittorica e i pavimenti sono perfettamente conservati.

I lavori di ristrutturazione del vecchio cinema Astra, che dovrebbe avere una destinazione commerciale, erano iniziati nel 2004/5, ma per problemi progettuali della società privata che lo ha rilevato erano stati sospesi fino a marzo. Oggi la scoperta di quella che gli esperti definiscono una “piccola Pompei”.