(di Angelo Paratico) Mi capita spesso di andare a pranzo da Scapin 1935, in Via San Michele alla Porta. Lo faccio ogni volta che posso ritagliarmi il tempo necessario. Il caposala, Salvatore, è uno spettacolo di ottimismo e allegria, e i piatti che escono dalla cucina sono davvero speciali. Il risotto all’Amarone è una prelibatezza, e lo accompagno con un gagliardo bicchiere di Amarone o un Ripasso. Ma quel che mi è accaduto qualche giorno fa è stata un’esperienza quasi mistica. Lo chef di Scapin, Dilan Croos, ha sfornato un risotto che non esito a definire il più buono che mi sia mai capitato di mangiare, e assai meglio del mio solito risotto all’Amarone. Tenetevi forti ora…si trattava di un risotto al Campari, arancio e gamberetti.
Splendida la presentazione e straordinaria la delicatezza del gusto e la digeribilità. Si tratta di un’invenzione del geniale cuoco che, essendo di origine cingalese, tratta il riso sin dalla sua infanzia, anche se qui a Verona, dove risiede e lavora da molti anni, sceglie sempre il Carnaroli. Gli ho consigliato di brevettare tale suo piatto, o perlomeno battezzarlo “Risotto di Croos”. Il sapore è delicatissimo e cremoso, con un fondo amarognolo dato dal Campari, e per questo ho voluto abbinarvi un bicchiere di prosecco organico di gran marca. In lontananza, oltre al ponte che traversa l’Adige, a un certo punto, mi è parso di vedersi schiudere le porte del Paradiso.
Consigliamo a tutti i lettori dell’Adige di tentare questa mia esperienza mistica, non se ne pentiranno ma non rimpiangeranno il sempre buono risotto all’Amarone.