Ci risiamo. Oggi in piazza Bra il “Verona Pride”, che dal titolo dovrebbe essere “orgoglio veronese”. Invece Verona non c’entra. Si tratta semplicemente della declinazione locale del più noto “Gay Pride” – orgoglio gay- che ormai da anni nel mondo occidentale è diventata una kermesse annuale dove i più strani e variopinti personaggi della galassia Lgbtq. A beneficio di tutti coloro che non sono al corrente di questi acronimi, affinché meglio comprendano di chi si tratta, esplicitiamo: L sta per “lesbiche”, cioè le donne che si sentono attratte da altre donne; G sta per “gay”, cioè i maschi che si sentono attratti da altri maschi; G sta per “gender”, cioè coloro che non si trovano bene nel genere ( maschile o femminile) assegnato loro dalla natura; Q sta per “queer” quelli cioè che non sono né etrosessuali ma che non si sentono nemmeno al loro agio con il loro sesso.
Tutti problemi piuttosto seri. Da studiare con la massima attenzione ed il massimo rispetto di chi li ha. Solo che questi signori/e hanno preso l’abitudine di ridicolizzarli, inscenando delle manifestazioni pubbliche rumorose, variopinte con atteggiamenti discutibili ed esibizioni eccessive se non provocatorie. Cosa che stride con la serietà delle problematiche sollevate, che vanno a parare successioni come i rapporti sociali, la politica, la medicina, la biologia, la genetica e l’essenza stessa della vita.
Sul carro multicolore del “Verona Pride”, a sventolare la bandiera arcobaleno, simbolo della sinistra che ormai ha rinunciato a difendere i diritti dei lavoratori per occuparsi dei “diritti umani”, un po’ tutte le sigle dell’area: Comitato Verona Pride 2021, Arcigay Milk Center, Sat Pink, Circolo Pink, Udu , Rete studenti medi, Non Una di Meno, Eimi collettivo universitario Lgbtq+, BlackLivesMatter e Afroveronesi.