Come sta vivendo la ristorazione italiana questo leggero refolo di ripresa? la FIPE, la federazione dei pubblici esercizi lo ha chiesto ad un panel di imprese. Attualmente circa nove su dieci delle attività intervistate è totalmente aperta, l’8,1% lo è parzialmente, l’1,7% è chiusa ma prevede di riaprire a breve, mentre l’1% ha definitivamente chiuso. Il 22,2% è riuscita ad introdurre o ampliare l’occupazione di suolo pubblico durante la pandemia e il 27,3% possedeva già un dehor, mentre per una impresa su due non è previsto uno spazio esterno. Il 61,4% dispone di uno spazio aperto su area privata. Quasi nove imprese su dieci hanno dichiarato di avere ottenuto i ristori messi a disposizione delle imprese del comparto, ma il giudizio sulla loro efficacia è durissimo: il 91,8% li ha ritenuti poco o per nulla efficaci.
Il 2,4% non ha conseguito fatturato nel 2020 e circa il 45% delle imprese ha dichiarato una riduzione di oltre il 50% rispetto al 2019. Mediamente le imprese rilevano una perdita di fatturato del 39% rispetto al 2019.

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Ovviamente la situazione ha avuto delle ripercussioni anche in termini di occupazione.

Il 50,2% delle imprese ha dichiarato di avere perso alcuni dei propri collaboratori nel corso del 2020, nel 40,3% dei casi si è trattato di personale formato da tempo e nel 9,8% di personale non ancora formato. Attualmente una impresa su due dichiara di avere un numero di addetti inferiore al 2019 e per il 59,2% resterà così per tutto il 2021.

Un terzo delle imprese ha ricevuto un aiuto da parte dei proprietari dei locali (riduzione del canone di affitto e/o dilazione dei pagamenti) mentre un altro 33,3% degli intervistati non è stato così fortunato e non ha ricevuto nessuna agevolazione.

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Sono cambiati anche i rapporti con i fornitori rispetto al periodo pre-Covid, nel 25,4% dei casi in modo molto o abbastanza importante soprattutto riguardo al rallentamento della frequenza delle forniture e ai tempi di pagamento. Oggi il 23% dei fornitori vuole essere pagato alla consegna o addirittura in anticipo e la riduzione di credito riguarda in particolare alcune le tipologie di fornitura.
Nonostante tutte le difficoltà il 66,2% ha un giudizio positivo o molto positivo della ripartenza dell’attività e il 32% ritiene che il fatturato aumenterà rispetto a quando conseguito nel 2020.

L’ottimismo di fondo porta l’86,1% delle imprese intervistate a ritenere che i consumatori riprenderanno le loro abitudini seppure con intensità differenti e il 94,6% è fiducioso che al termine della pandemia potrà tornare a svolgere normalmente la propria attività, pur con tutti i cambiamenti che la crisi avrà imposto loro.

Il giudizio è positivo anche sull’andamento della stagione estiva, il 73,4% esprime un giudizio molto o abbastanza positivo. Il 26,6% che esprime un giudizio negativo lamenta la mancanza di turismo.