Nella tranquillità della periferia veronese Curzio Vivarelli dipinge quadri in teoria “astratti”. In realtà sono degli strani paesaggi dove da lontano si vedono le torri e i campanili di un borgo stagliarsi sul cielo dell’alba o del crepuscolo. L’artista è eclettico. E’ anche autore di saggi sulla storia dell’automobile e del motociclismo sportivo, di testi per costruire aeroplanini di carta e di sculture futuriste.

Vivarelli dipinge tavole astratte o semi-astratte, oppure viste inventate di piccole, quiete località della laguna veneta o del Polesine costellate di piccole chiese con le cupole a globo tipiche del Tirolo, della Baviera e della Russia. E devono essere piaciute a qualcuno sulle rive della Moscova o della Sprea o dell’Elba, visto che a Mosca, Berlino e Dresda si organizzarono esposizioni di questi disegni che potrebbero sembrare il diario disegnato da un architetto che abbia viaggiato in lande lontane ed annotato quel che vedeva…  

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Attivo con l’astrattismo, quasi una prosecuzione futurista sia pure molto più quieta,  ecco come lui stesso descrive una sua opera:   «…e qui l’intenzione di fare i quadri d’arte astratta trovava il suo muto naufragio. I silos di cereali, le banderuole che garriscono, i depositi senza feritoie, l’irradiazione del sole dal suo rifugio oltre le nubi davano figura quasi reale e possibile a questa tavola centuriata in origine da rettangoli e trapezi e parallelogrammi che sembrano tratti da uåna raccolta di esercizi per prepararsi all’esame di matematica…  Alla fine, nel dare i colori a questa tavola svogliata, ha agito il ricordo che ho d’una scatola di latta con i biscottini di Norimberga: su questa scatola che è un cilindro con il suo coperchio è riportato il profilo della bella villa di Franconia sulle rive del fiume Pegnitz, profilo irto di torri e campanili colla copertura a cuspide. Qua e là sui culmini delle coperture si vedono inastati sugli spuntoni metallici o bandierine oppure galletti segnavento. La scatola con questo profilo m’aveva sempre affascinato per questo disegno litografatovi sopra e, in fondo, di pregevole sensibilità grafica con i suoi quattro colori prevalenti, ma certo non un opera di grande arte.  Dove sia ora questo quadro non lo rammento. Dei circa novanta che ho dipinto, un buon trentacinque- quaranta si trova nelle seguenti ubicazioni: Brescia e provincia, Perugia, La Spezia, Voghera, Roma, Pordenone.  Alcuni son andati persi, una quarantina ancora si trova nella mia cantina e come uno whisky d’annata attende d’essere onorata dal tempo che passandovi sopr»a con i suoi invisibili e possenti cingoli fa loro guadagnare in tal modo una qualche dignità artistica…»