Dopo lo scoppio della vicenda della sostituzione di persona ai danni del consigliere Andrea Baciga nella seduta del Consiglio Comunale di Verona sulla Variante 29 abbiamo incontrato il presidente del Consiglio Comunale Leonardo Ferrari per capire i termini dell’ accaduto.
Lei è stato eletto Presidente del Consiglio Comunale solo da qualche settimana e già si trova a dover affrontare una caso che non s’era mai verificato prima: il furto dell’identità informatica di un consigliere. Che cos’è successo?
«Da quando è scoppiata la pandemia le sedute “a distanza” si sono sempre svolte nella massima regolarità ed il Consiglio ha potuto lavorare e svolgere tutti i punti all’ordine del giorno. Venerdì attorno alla mezzanotte s’è verificato un fatto grave e inaccettabile: un consigliere s’è sostituito al consigliere Baciga, che in quel momento era assente ed ha votato al suo posto. Da un’indagine interna, attraverso la società informatica che gestisce la piattaforma del Consiglio comunale di Verona come quella di tanti altri Comuni, è stato appurato che a sostituirsi a Baciga è stato un consigliere della minoranza.
E secondo lei perché l’ha fatto? Si trattava di una votazione importante? Il suo voto ha inciso sulle decisioni del consiglio?
Macché! Pensi che il voto fasullo è stato un voto di astensione, insignificante dal punto di vista del rapporto maggioranza-minoranza e per il numero legale.
E allora perché questo atto?
Messo in relazione con le dichiarazioni che Tosi ha fatto proprio poco prima della votazione incriminata e con quelle che ha rilasciato successivamente credo sia stata una provocazione, un atto dimostrativo teso a dimostrare come sia facile sostituirsi ad un altro consigliere. Tosi lo ha rivendicato come una sua idea fatta eseguire da un suo consigliere.
Tutto questo per contestare i consigli comunali “a distanza”?
Certo che tutti noi consiglieri comunali preferiremmo tornare alle riunioni in presenza. Ma si è trattato di una scelta dettata dalla necessità sanitaria di diminuire il più possibile le occasioni di contagio. Il meccanismo che garantisce che il consigliere che partecipa al Consiglio online sia proprio lui ha due diversi tipi di controllo, uno dalla società informatica che gestisce la piattaforma e l’altro dalla segreteria del Consiglio. Solo un consigliere comunale ha la possibilità di entrare in questa piattaforma. Se poi lo fa con le proprie credenziali ma cambiando il nome si entra nel campo dei reati.
Quali reati specificamente?
Beh, probabilmente quello previsto dall’art. 476 del Codice Penale che riguarda la falsità materiale commessa da pubblici ufficiali in atti pubblici ed il 494 che riguarda la sostituzione di persona. Ma sarà il magistrato a stabilirlo. A me, come Presidente del Consiglio Comunale spetta il compito di condannare questo comportamento come inaccettabile a qualsiasi titolo si stato messo in atto. Ne va della credibilità della più alta istituzione cittadina che merita rispetto soprattutto da chi ne fa parte.