(di Michele Bertucco) Il Bilancio Arboreo è un atto obbligatorio previsto dalla legge 14 gennaio 2013 n°10, che all’articolo 2, modificando la legge 113/92, impone ad ogni amministrazione comunale di pubblicare due mesi prima della fine del mandato il bilancio del numero di alberi piantati nel territorio comunale nel corso dei cinque anni di governo della città. Il Comune di Verona presentando il primo bilancio arboreo nel 2017 (fine mandato Amministrazione Tosi) scriveva quanto segue: “… La Città di Verona ha una superficie totale di mq 198.920.000. I dati in nostro possesso evidenziano una consistenza del verde urbano a gestione comunale di mq 3.629.000 al 31.12.2016 (ultimo dato disponibile), … La superficie di verde a gestione pubblica sul totale della superficie comunale è pari al 2,16% e il verde per abitante è di mq 33,70. E’ evidenziato un incremento, tra il 2012 e il 2017, di mq. 203.895 …”.
Secondo, invece, i dati dell’Amministrazione Sboarina le aree verdi sarebbero passate da 1.348 a 1.573 e la superficie delle stesse da 3.629.000 mq a 4.800.000 mq. Tutto questo sarebbe avvenuto durante i quattro anni di questa amministrazione. Vi è un altro dato singolare, nel Bilancio Arboreo, gli alberi presenti sul territorio erano, tra censiti e stimati, pari a 65.000. Ora, invece, gli assessori Padovani e Segala ci dicono: “… ne abbiamo già catalogati oltre 10 mila su un patrimonio stimato di 40 mila (alberi n.d.r.) …”. In soli due anni di Amministrazione Sboarina sarebbero spariti a Verona 25.000 alberi!
Fatta un’analisi di dettaglio dei dati, emergono aspetti interessanti rispetto al “bilancio arboreo” redatto dal Comune di Verona alla fine del quinquiennio 2012-2017. Il più importante a nostro avviso è che dei 3,6 milioni metri quadri di verde censiti, solo la metà è effettivamente fruibile alla generalità dei cittadini.
Il verde racchiuso in “giardini, piazze e piste ciclabili” rappresenta infatti appena il 40% del verde totale (in numero assoluto 1,44 milioni di metri quadri) mentre quello compreso nelle scuole (asili nido, scuole elementari, medie e superiori), parchi gioco e negli impianti sportivi – dunque accessibile soltanto agli utenti di queste strutture – rappresenta il 35% del totale. C’è poi una particolare tipologia di verde “fruibile”, per così dire, soltanto dagli automobilisti: è il verde “stradale” degli spartitraffico, che a Verona pesa per ben il 10% circa del totale censito.
La quota di verde aperto a tutti riesce a superare la metà del totale soltanto se mettiamo in conto anche quello chiamato “provvisorio” che è dato sostanzialmente dalla cintura dei forti e bastioni (il 12,5% del totale). Visti però i pochissimi investimenti dedicati al Parco delle Mura e dei Forti, la cui valorizzazione è ancora affidata in massima parte al buon cuore del volontariato, è lecito domandarsi quanto del verde provvisorio sia fruibile in sicurezza.
La morale è che il verde pubblico a Verona non gode di buona salute, e con esso la cittadinanza che già sulla carta aveva a disposizione procapite un fazzoletto di appena 33 metri quadri. Di questi, a ben guardare, quelli realmente godibili sono poco più della metà. Questa analisi dovrebbe suggerire a chi di dovere l’urgenza di attuare investimenti sostanziali in parchi, cominciando dai quartieri più svantaggiati.