(di Bulldog) Ci siamo detti per anni che Verona e il Nordest dopo le vicende di Veneto Banca, Banca popolare di Vicenza, Banco Bpm, UniCredit e Cattolica avevano perso il proprio braccio finanziario. Ebbene, questa estate ci porta altre novità e tutte positive.
La prima è che la finanza del Triveneto non è morta come tanti credevano. Si muove con altri protagonisti, desiderosi di mettere le mani sulla vera ricchezza di questo territorio: la capacità di risparmio e la voglia di fare impresa.
Secondo, la rivoluzione è “benefit ” , unisce cioè alla rigorosa necessità di fare utili anche il richiamo dell’altrettanto doverosa attenzione ad un dividendo sociale che crei, tuteli e distribuisca ricchezza nel territorio.
Terzo, questa “ripartenza” , questo ritorno alle ragioni all’origine del capitalismo cattolico di fine Ottocento, non nasce nei grandi centri del Nordest, ma dalla “periferia” dove è rimasto ancora forte lo spirito delle multinazionali tascabili, dove ancora ci sono imprenditori che vogliono crescere e che non temono nulla.
Questa “periferia oggi centro” ha per nome Cadidavid, Cividale del Friuli, San Giorgio nel Vicentino, Cerea, la valle dell’Agno depositaria di una tradizione tessile centenaria.
Quarto, i suoi protagonisti. Cinquantenni con esperienza vastissima e di peso tanto nel settore privato che in quello pubblico: Flavio Piva (presidente della BCC Verona e Vicenza) e Michela Del Piero (presidente di CiviBank, già Banca Popolare di Cividale). Entrambi con solide competenze professionali e un taccuino ricco di contatti “che pesano” in Italia e in Europa.
Quinto, le quattro virtù precedenti sono la base di una nuova domanda di quote azionarie ovvero i risparmiatori stanno tornando ad avere fiducia in questi istituti di credito superando lo choc (e il tradimento finanziario) del recente passato.
Sesto, la crescita di CiviBank e della BCC Verona-Vicenza sarà tutta marcata Triveneto. I friulani apriranno filiali qui a Verona, Trento, Padova portando in tre anni il totale degli impieghi a 3,4 miliardi, 430 milioni in più rispetto ad oggi. E
Bcc Verona dopo la fusione con CereaBanca 1897 punta a diventare il nuovo polo cooperativo del Nordest sostenuto in questo dalla stessa Iccrea.
Ce n’è abbastanza per marcare un’inversione di rotta, l’uscita dall’autocommiserazione , la voglia di tornare ad investire. Signori, il Nordest è tornato.