I democristiani “otto-settembre” che si nascondono nei CinqueStelle, come Giuseppe Conte, e i “rivoluzionari di cartone” come Di Battista, sempre nei CinqueStelle, vogliono un dialogo coi talebani, questa forza del male che ha ripiombato il mondo nella paura del terrorismo. Solo gli ultimi di una lunga catena di uomini di governo (non di Stato, quelli sono altra cosa) che nella più totale assenza di formazione militare hanno guidato, o vogliono guidare, Paesi ed eserciti nella lotta. Non è un caso che i guai in Afghanistan li hanno creati presidenti USA che non hanno fatto il militare o che si sono imboscati per non combattere. Il vuoto di competenze ha riguardato sia il fronte democratico che quello repubblicano (compreso Trump che ha firmato gli accordi di Doha e che si è fatto riformare per non andare in Vietnam…). Questa ignoranza è costata migliaia di vittime fra i soldati e centinaia di migliaia di vittime fra la popolazione civile. Anche l’Italia in questo non eccelle. Nessuno dei nostri ministri della Difesa o premier ha fatto una guardia, un Pao, ordine pubblico, ha guidato un carro armato o portato un plotone ad una esercitazione d’assalto. Abbiamo avuto degli analisti, financo degli esperti, degli studiosi, ma esperienza sul campo zero. Tranne Minniti sono più noti per aver ballato con dei sottoposti dopo cena…

Il problema ora si fa ancora più grave. Perchè non illudiamoci: la guerra in Afghanistan non è finita. Terminata l’evacuazione dei collaboratori inizierà di nuovo. Inizierà nel Panshir dove Ahmad Massud, nella foto, figlio e continuatore dell’opera del Ahmad Shah Massud (ucciso il giorno prima delle Torri Gemelle dai terroristi), ha ripreso la resistenza. Inizierà prima in maniera soft (forze speciali, aiuti “umanitari”, logistica, ricambi, B52 e droni …) e poi continuerà con gli scarponi sul terreno. Abbiamo perso 54 uomini nella “prima” guerra afgana. Non saranno gli ultimi. Prepariamoci a combattere di nuovo. Per gli altri Paesi questo è già nel conto: tutti vogliono vendicare la figuraccia di questi giorni. Ahmad Massud non è uno qualsiasi, è figlio del leone del Panshir che fece il mazzo all’esercito sovietico, ed è laureato all’Accademia di Sandhurst dove si è formata la classe dirigente dell’Impero Britannico e i migliori ufficiali del mondo, quelli per le battaglie sul campo e non a tavolino. Massud è il “nostro” comandante sul terreno. E l’Occidente non lo abbandonerà.

Torneremo a combattere molto presto in Afghanistan, anche noi, assieme alla Nato. Finito il G20, finite le chiacchiere, finito il ponte aereo “umanitario”. E a guidare in battaglia i nostri soldati ci saranno riformati, esonerati, o obiettori di coscienza. Tutte persone perbene, per carità, ma del tutto incompetenti.