L’intervista di Tosi al “Il Foglio” è una conferma di quello che L’Adige aveva scritto un paio di mesi fa: il disgelo fra Tosi e la Lega è iniziato. Quella che sembrava una frattura insanabile oggi è una ferita cicatrizzata. Sono passati 6 anni da quando nel 2015 Salvini espulse Tosi dalla Lega e l’allora sindaco di Verona si scontrò con Zaia per la presidenza della Regione. Ma questa è la politica, che tutto snoda e riannoda e che fa degli avversari di ieri gli alleati di oggi e viceversa. 

Da quel 2015 di acqua ne è passata sotto i ponti dell’ansa dell’Adige! 

All’epoca Tosi, dopo essersi piazzato come il sindaco più amato d’Italia e dopo la caduta di Bossi, da cui non era mai stato amato, aveva accarezzato l’idea di diventare lui, che già era il leader della Liga Veneta, il capo di tutta la Lega. Solo che di mezzo ci si era messo Salvini, che ebbe la meglio. Flavio allora cambiò programma. Si mise in proprio e tentò di costituire un partito nazionale puntando alla leadership del centrodestra, rimasto orfano di Fini e di Berlusconi. Gli andò male. La proiezione nazionale fallì e Zaia vinse le regionali. Iniziò un periodo buio, costellato di errori, come l’alleanza con Renzi, l’appoggio al suo referendum e la sconfitta alle comunali del 2017. Con la Lega, il suo vecchio partito, sempre dall’altra parte. Ma il tempo passa e, come si sa, medica le ferite. Ecco così che a pochi mesi dalle comunali del 2022 si verifica quello che nessuno avrebbe mia pensato: il riavvicinamento di Tosi con la Lega. 

Un fatto rilevante destinato ad avere effetti. Potrebbe essere il “primum movens” per un ricompattamento del centrodestra in un momento in cui sul livello nazionale si stanno manifestando delle screpolature. Il centrodestra vince solo se è unito. E ben venga tutto quello che accade in questa prospettiva.