Ciro Maschio, 50 anni, avvocato, deputato di Fratelli d’Italia eletto nel 2018, veronese doc, anche se “Ciro” potrebbe far pensare a qualche ascendenza partenopea. Fin da ragazzo frequenta il Msi e diventa segretario provinciale del Fronte della Gioventù dove conosce Giorgia Meloni, anche lei impegnata nella medesima organizzazione giovanile missina. Da allora il rapporto di amicizia non s’allenterà più e quando nel 2013 Giorgia gli chiede di aiutarla a fondare Fratelli d’Italia, Ciro Maschio è subito della partita.


Lei è uno dei fondatori di Fratelli d’Italia. Quando l’ha messo in piedi a Verona il partito aveva zero voti. Ora ne ha 54 mila e viaggia fra il 15% della provincia e il 17% della città. Una bella soddisfazione. Immaginava questo successo?
Sì, per l’esattezza sono stato fondatore e il primo coordinatore regionale in Veneto per i primi tre anni. Ricordo che ci deridevano come “partitino inutile”. Ringrazio chi ci ha creduto fin dall’inizio e chi ci ha sostenuto man mano. Ora siamo il primo partito italiano al 21%. Un successo oltre le aspettative. E il meglio deve ancora arrivare…

L’idea che sta maturando fra Berlusconi e Salvini di una federazione del centrodestra cui non aderisce la Meloni è più un modo per evitare il sorpasso di FdI o è un progetto politico?
Andrebbe chiesto a loro qual è il vero motivo. Forse un po’ l’uno e un po’ l’altro. Ma mi risulta che gran parte della base e dei dirigenti dei due partiti non sia contenta della “fusione”, che rischia di togliere senza aggiungere. Alla fine saranno gli elettori a decidere chi deve guidare la coalizione, e noi rispettiamo sempre la volontà popolare. L’importante è che il centrodestra sia unito e vinca le prossime elezioni politiche.

La Meloni rappresenta l’unica opposizione al governo Draghi. Se da un lato questo le permette di drenare il voto di protesta, non crede che dall’altro possa indebolire FdI come partito di governo dove amministra in quanto privo della filiera comune-regione-governo?
E’ un rischio che abbiamo deciso di correre. Per coerenza e per serietà. Per noi è impossibile governare con PD e 5Stelle – tantomeno se hanno loro la maggioranza – perché abbiamo idee diverse su tutto. Basti guardare i disastri che sta facendo la Lamorgese su sicurezza e immigrazione. Il Governo Draghi è una parentesi emergenziale. Appena torneremo al voto potremo ridare agli italiani un governo di centrodestra stabile e con un programma coerente.

Il successo di FdI alle regionali è stato dovuto soprattutto all’apporto delle new entries, come Polato, Casali ed altri. Verrà tenuto conto del loro peso negli equilibri interni del partito o prevarrà la logica di premiare gli “storici” ?
Il successo di Fdi è dovuto in primis al traino di Giorgia Meloni e al trend vincente del partito. A Verona abbiamo fatto una scelta coraggiosa. Aprire il partito senza guardare all’orticello. Sono entrati dei “big”, i numeri ci hanno dato ragione ed ora si guarda al “laboratorio Verona”. Ho massimo rispetto degli storici e dei nuovi entrati. Con loro sono abituato a condividere tutte le scelte fondamentali e l’attività del partito. Questo metodo di correttezza porta a superare la logica delle correnti e a garantire tutti.

Noi in questa legislatura non siamo mai stati al governo (giallo-verde, giallo-rosso e Draghi). Se l’autonomia è sparita dall’agenda non è certo per causa nostra

Da come è stato trattato FdI in occasione delle nomine regionali – Donazzan a parte- non pare vi sia un grande rapporto con Zaia. Si dice che avrebbe voluto correre da solo e l’alleanza con FdI l’abbia più che altro subita. Secondo lei questo atteggiamento è dovuto ad un risentimento per il fatto che Meloni  a suo tempo si era schierata contro il referendum per l’autonomia?
Non credo c’entri l’autonomia, visto che abbiamo firmato un documento a favore. Noi in questa legislatura non siamo mai stati al governo (giallo-verde, giallo-rosso e Draghi). Se l’autonomia è sparita dall’agenda non è certo per causa nostra. Normale che nel momento dell’apice della sua potenza anche Zaia abbia avuto la tentazione di fare “l’asso pigliatutto”. Ma, essendo lungimirante, credo sappia bene anche lui che Fdi è l’alleato più affidabile e capace e che in prospettiva siamo destinati a governare ancora assieme a Roma e in Veneto.

La regola è che gli uscenti vengono ricandidati quindi non vedo alternative alla candidatura di Sboarina nel 2022

Manca meno di un anno alle comunali del 2022. Il sindaco è entrato in FdI. Questo ha irritato la Lega che aveva già dichiarato che come “civico” l’avrebbe votato. Crede che la scelta di Sboarina, sommata alla ventilato federazione Berlusconi-Salvini possa avere ripercussioni sull’unità del centrodestra a Verona?
In provincia di Verona la Lega ha fatto una  “campagna acquisiti” serrata. Molti sindaci che avevamo eletto assieme come civici sono passati alla Lega e noi non ci siamo “arrabbiati” per questo. Dividere il centrodestra sarebbe un errore che giova solo alla sinistra. Nel 2022 il centrodestra sarà unito alle elezioni in tutta Italia. Si vota in tanti capoluoghi importanti (Genova, Palermo, Padova, Parma, Piacenza, L’Aquila, Catanzaro, etc.) e Verona rientra in questo schema. Finora la regola è che gli uscenti vengono ricandidati quindi non vedo alternative alla candidatura di Sboarina.

Quali sono i problemi di Verona che ritiene debbano essere risolti prima di altri?
Verona è stata una delle città più penalizzate dalla pandemia. La priorità è rilanciare l’economia, tutta la filiera produttiva e turistico-ricettiva per garantire la sopravvivenza delle attività e l’occupazione, proteggendo le fasce più deboli i servizi sociali essenziali. Attorno a questo ci aspettano altre grandi partite su urbanistica, infrastrutture, fiera, aeroporto, Arena, che possano trainare lo sviluppo e la crescita di Verona nei prossimi anni.