di Marco Marturano

Certe volte la politica e i giornalisti si innamorano di tesi che cercano in tutti i modi di sostenere a spada tratta a metà tra autocompiacimento e propaganda. Tesi che poi nella realtà si rivelano più leggende metropolitane che interpretazioni della realtà.
Una delle tesi di cui si è innamorato più di un commentatore e più di un politico è quella della scelta del Presidente del Consiglio e segretario del PD di mettersi immediatamente in sella alla bicicletta che lo deve portare a vincere il Giro d’Italia del Referendum sulla riforma costituzionale.
Scelta che secondo le leggende metropolitane sarebbe stata adottata lucidamente per creare un alibi utile a parare i colpi di possibili sconfitte alle elezioni amministrative del 5 e 19 giugno. Al servizio di questa tesi i “maghi otelma” di turno avrebbero chiamato presunte distanze e mancate partecipazioni del Presidente del Consiglio stesso nelle campagna elettorali per le amministrative e in particolare per quelle più tese.
E ancora sempre a sostegno della tesi dello scaricamento dei candidati sindaci a vantaggio del referendum gli aruspici hanno teorizzato che l’ingresso del referendum nel dibattito preelettorale per i comuni al voto sarebbe già da solo un contributo alla sconfitta in alcune partite dove la politicizzazione rischierebbe di distrarre dal merito locale delle campagne e compattare un ampio fronte antirenziano che si unirebbe sotto la bandiera del no al referendum più che contro i sindaci del pd.
Tutto questo, come volevasi dimostrare, salta nel momento in cui per cominciare il Presidente del Consiglio non solo si rimbocca le maniche, come ha fatto negli ultimi giorni, e si mette mediaticamente al lavoro per sostenere i candidati del centrosinistra, ma soprattutto avvia una precisa e puntuale agenda di un tour a sostegno degli stessi nelle partite più significative con il quale occuperà una parte non irrilevante del suo tempo e delle sue energie negli ultimi giorni prima del voto del 5 giugno e nondimeno in quelli che precederanno il ballottaggio del 19 giugno.
Inoltre e soprattutto quello che hanno dimostrato le ricerche di opinione nelle ultime settimane è che alla apertura della campagna referendaria è corrisposto un effetto immediato di incremento di mobilitazione politica, misurata nella disponibilità crescente alla partecipazione elettorale al voto del 5 giugno. [//]
Effetto benefico e sicuramente calcolato del Presidente del Consiglio proprio in funzione del segnale fortissimo dato dal Segretario del PD di una partita come quella del referendum che, come quelle che la precedono, le amministrative appunto, travalicano alla grande le barriere di partito e interne ai partiti. Il segnale di una sovrapposizione tra amministrative e referendum, il primo tempo e il secondo tempo di una partita sola, ha cioè attivato quei meccanismi che aiutano a superare la delusione dalla politica e dalla crisi e stimolano a partecipare alle amministrative come fase iniziale di un percorso di cambiamento del paese o di ritorno indietro che parte dai comuni e arriva alla Costituzione. Naturalmente solo il 19 giugno sapremo davvero se questa strategia avrà giovato al centrosinistra nei comuni o meno. nel mentre complimenti al Presidente Renzi: ancora una volta un bel 2 a 0, almeno nello schema di gioco, contro i “gufi”.