(di Gianni De Paoli) Tornerà o non tornerà il lock-down? Ce lo chiediamo tutti. Nessuno sa se ad autunno arriverà la seconda ondata. Sarebbe un disastro. Ma il virus c’è, non è scomparso, come qualcuno credeva. Esiste, purtroppo, come qualche altro, non si sa perché, nega. In Italia i contagi sono calati moltissimo, ma non sono spariti. Segno che il virus gira, che non ce ne siamo liberati completamente. E continuano a esserci anche i morti. E l’età dei colpiti s’abbassa.
Il timore è per l’autunno quando, ricominciando le scuole e tornando la gente a stare al chiuso, le probabilità di trasmissione del virus aumenteranno e si potrebbe generare una confusione diagnostica a casa dell’influenza concomitante, anche se per questa è in programma una vaccinazione di massa, proprio per facilitare l’individuazione dei malati covid.

Come se ciò non bastasse c’è l’aumento della circolazione del coronavirus a causa di chi arriva dall’estero. I nuovi contagi sono al 90% provocati da stranieri. Per questo sono stati chiusi i voli da molti stati, dal Bangladesh agli Stai Uniti, al Perù al Brasile. Ma quel che più preoccupa sono i vicini Balcani. In Romania, in Serbia, Kosovo, Moldavia, Bosnia il contagio galoppa. Si parla di chiudere i voli, ma non basta. Ricordiamoci che cosa è accaduto in febbraio: chiusi i voli dalla Cina, i cinesi sono arrivati in treno, in bus o in macchina. Figuriamoci allora se non riusciranno ad arrivare dai Balcani, attraverso le nostre frontiere colabrodo. 

Per non parlare degli sbarchi e dei centri di raccolta, come quello di Jesolo, che è diventato un nuovo focolaio qui vicino a casa. A causa di questi contagi il Veneto ha un indice di contagio (RT) di 1,6, allarmante. Allora qui bisogna fare una scelta: o si tutela la salute degli italiani e con essa la nostra economia, o per far contenta una minoranza di irresponsabili che in nome di uno pseudo-umanitarismo vorrebbero accogliere tutti, prepariamoci a tornare ad esser rinchiusi di nuovo tutti in casa.