I rapporti fra Sboarina e la Lega non sono più quelli di tre anni fa, quando Fontana, leader del Carroccio veronese, lo scelse per fare il sindaco. Il “patto della bistecca” siglato alla trattoria “Il Bersagliere” dai rappresentanti di Lega, Battiti, Verona Domani e Fratelli d’Italia è un lontano ricordo. A meno di due anni dalla conclusione dell’amministrazione comunale, oggi la situazione è cambiata e si delineano nuovi assetti.
L’anno scorso s’era risolto l’anomalo rapporto dell’amministrazione con Michele Croce, che appoggiando Sboarina aveva ottenuto nientemeno che la presidenza dell’Agsm, dell’Agec e un assessorato. Fatto fuori in quattro e quattr’otto senza tanti complimenti, Croce s’è ritrovato d’un botto all’opposizione. Ora il rimpasto per ri-distribuire, Cencelli alla mano, i posti che gli erano stato dati.
Ma l’atmosfera non è più quella del 2017. C’è tensione. La Lega si trova spesso in posizione critica, il suo giovane segretario Nicolò Zavarise, da poco assessore al commercio, non intende fare il gregario ed è stato determinante per bloccare l’operazione più importante del mandato Sboarina: la fusione Agsm-A2A. Gli ha fatto sponda Verona Domani, il gruppo civico di Casali e Gasparato, che pur restando in maggioranza va ormai per conto suo e non condivide nemmeno il silenzio del sindaco sul degrado dell’Aeroporto. Grosse perplessità sull’operazione Sboarina-Finocchiaro le aveva espresse anche il capogruppo di Fratelli d’Italia, Leo Ferrari. Come se ciò non bastasse il gruppo di Sboarina, Battiti, non gode di ottima salute. Dopo la morte di Bertacco, sono emerse tensioni per prenderne il posto al Senato e nei rapporti con il partito di riferimento, a che non gradisce la doppiezza derivante dall’essere contemporaneamente di Battiti e di FdI, cui il sindaco pare avvicinarsi sempre di più in vista di una ricandidatura. Ma questo lo mette in ulteriore difficoltà con la Lega che, numeri alla mano, nel 2022 rivendicherà per sé il sindaco di Verona.