(di Giulio Bendfeldt) Il Cava – la principale denominazione esportatrice di Spagna – supera le difficoltà legate alle tensioni politiche in Catalogna e torna a crescere nel 2019: la produzione si riavvicina ai 250 milioni di bottiglie (il record storico è del 2017 con 252 milioni) recuperando ben 5 milioni di bottiglie sul 2018.  La crescita è del 2.07%, ma il dato che tranquillizza di più è il 6.46% di incremento registrato nel mercato interno.

Vendite legate al turismo, certo, ma anche come vedremo ad una ripresa d’interesse nei mercati regionali. Stabile è l’andamento delle esportazioni – complessivamente pari a 165 milioni di bottiglie – , ma mentre è calato l’export verso l’Unione Europea (meno 1.37%) è cresciuto del 3.05% il fatturato raggiunto nei Paesi esterni all’Unione. Questo dato potrebbe rivelarsi nel 2020 un fattore di negatività a causa della pandemia che ha bloccato mercati importanti quali gli USA che importano ben 19.8 milioni di bottiglie; il Covid-19 peraltro potrebbe accelerare una contrazione già in atto: rispetto al 2018 nel mercato statunitense si sono perse due milioni di bottiglie a causa della concorrenza italiana. Calano anche il mercato tedesco – da 32 a 30.6 milioni di bottiglie – e il Regno Unito dove non si è registrato quell’accaparramento che ha contraddistinto invece il Prosecco prima della Brexit: anche qui 2 milioni di bottiglie lasciate sull’altare della concorrenza. Dove invece, il Cava registra crescita importanti sono il Giappone, più 27% superando per la prima volta la soglia dei 10 milioni di bottiglie esportate; la Svezia, più 30% con 6 milioni di bottiglie; la Russia, più 29.9% ; i Paesi Bassi, più 10.4%. Nuovi mercati si affacciano con prepotenza – come la Polonia e Israele – . Persino l’Italia ha un rimbalzo negli acquisti delle bollicine catalane: più 27.8% con 317mila bottiglie comprate, siamo il 31.mo mercato per il Cava. Praticamente niente. Dove invece il Cava stenta ancora è la Cina, nonostante il gran lavoro delle autorità spagnole: appena 400mila bottiglie vendute, la crescita sul 2018 è a due cifre, per carità, ma il dato è oltremodo insoddisfacente.

Sul mercato interno, il Cava recupera al Centrosud del Paese, in modo particolare in Andalusia Comunità di Valencia e Murcia; pagano dazio ancora Aragona Area metropolitana di Barcellona; cresce Castilla-La Mancha mentre resta stabile l’area metropolitana di Madrid. Interessante, a questo proposito, i canali di vendita: il 79.4% del Cava è per il consumo domestico, il 20% va all’horeca mentre l’online “copre” appena l’1% del mercato; è il settore più in crescita con più 12.3% a volume e più 15.9% a valore.

Il Cava si confronta con Champagne, come metodo classico di cui è stato il sostituto naturale negli anni dei due conflitti mondiali, e col Prosecco, come numeri nel mondo. In casa, però, non è che le cose vadano benissimo: sul tema della produzione di qualità, prima Raventòs i Blanc poi il gruppo dei Corpinnat si sono chiamati fuori varando proprie denominazioni e marchi a difesa della loro specificità. Ebbene, la prima risposta della DO Cava alla sfida non è andata proprio bene: le vendite del top di gamma (Cava de Paraje Calificado; Gran Reserva e Reserva) sono complessivamente scese del 3.2%, il crollo è stato pesantissimo per i migliori Cava in circolazione che passano da 131mila bottiglie vendute a 27mila! Alla fine crescono soltanto le Reserva (invecchiamento minimo 15 mesi). Sarà la barriera del prezzo, saranno i cicli produttivi: resta il rammarico per un grandissimo prodotto.

Altro tentativo di diversificazione, il Cava Rosado. Sta crescendo ed ha superato i 22.6 milioni di bottiglie, attestandosi al 9% della produzione complessiva delle bollicine catalane, ma anche qui il peso dei Cava premium è ridotto, il 4.4% del totale delle vendite. Ma specularmente alla crescita del Rosado (più 10.8% all’anno contro l’1.2% del Blanco) i Premium Gran Reserva crescono del 25.7% e le Reserva del 7.4% avvicinandosi al milione di bottiglie vendute.

Il Cava si consola anche con la crescita del distretto biologico: siamo a 14 milioni di bottiglie certificate con una crescita del 31% sul 2018 ed una quota pari al 5.5% della produzione complessiva. Nella crescita generale vincono i Cava base, più 53%, mentre ancora una volta i Cava de Paraje Calificado pagano dazio, meno 77%.

Il 2020 sarà un anno importante per il Cava: ci sarà da valutare il peso della pandemia e l’effetto delle nuove misure della DO Cava che ha lanciato un progetto ambizioso di zonazione con tre macroaree e sette sottozone e una riclassificazione degli stessi Cava: “De Guarda” e “De Guarda Superior”  che racchiude tutte le attuali classificazioni Premium. Si semplifica da un lato, si sviluppa la specificità territoriale dall’altro.  Vedremo se queste misure riusciranno a far crescere il valore aggiunto nella denominazione