Malati di mattone, altro che coronavirus! Neanche il Covid è riuscito a scalfire la volontà degli italiani di acquistare casa, volontà rinnovata durante e post lockdown e venuta meno solo con l’arrivo della cassa integrazione e con l’incertezza del mantenimento del posto di lavoro. L’analisi realizzata da Tecnocasa a livello nazionale conferma la passione italiana per i beni immobili: i dati sulle compravendite dei primi tre mesi del 2020 registrate dall’Agenzia delle Entrate hanno evidenziato un calo delle transazioni del 15,5%, una contrazione che, quasi certamente, ci porteremo fino alla fine dell’anno, che potrebbe chiudersi con circa 100 mila compravendite in meno rispetto al 2019.
Per Tecnocasa, comunque, si è riscontrato “movimento”, dinamismo non solo dovuto a ciò che era rimasto in sospeso causa Covid e poi ultimato alla riapertura, ma una ricerca della casa ancora viva, come dimostrano anche i dati record registrati dal portale.
DATI PORTALI TECNOCASA | Marzo 2020 | Giugno 2020 |
RICHIESTE di acquisto | 58.984 | 132.000 |
NOTIZIE di vendita | 3.440 | 6.286 |
RICHIESTE MUTUO web | 837 | 1.300 |
Dopo il lockdown si stanno muovendo prevalentemente persone alla ricerca della prima casa o della soluzione migliorativa e si evidenzia una contrazione degli acquisti per investimento. Gli investitori, infatti, soprattutto nelle metropoli e se indirizzati verso gli affitti brevi, si sono fermati. Si stanno però attivando piccoli risparmiatori che considerano il mattone ancora una valida modalità di impiego del capitale, meno volatile di altre forme di investimento e, soprattutto, in grado di essere un vero bene rifugio. E questo è un importante segnale di fiducia nel settore.
Dai primi sondaggi sulla rete lato prezzi si evidenzia una certa rigidità da parte dei proprietari a ribassarli tranne nei casi in cui si ha necessità ed urgenza di vendere. Il sentiment della rete sembra orientata verso la stabilità delle quotazioni in alcune grandi città (tra queste Milano e Bologna che prima del lockdown erano in forte crescita) ed un probabile ribasso nelle città più piccole che ancora non erano uscite dalla crisi immobiliare ed i cui prezzi erano ancora in discesa. Al momento sembrano soffrire maggiormente i centri storici delle metropoli che attiravano soprattutto gli investitori. Occorre precisare che si evidenziano aspettative diverse a seconda delle tipologie: potrebbero rivalutarsi gli immobili con spazi esterni soprattutto nelle zone che ne sono carenti e deprezzarsi le soluzioni con difetti. Ci potremo aspettare una tenuta dei valori per i quartieri che hanno una maggiore concentrazione di servizi e di negozi di vicinato così come di quelle zone periferiche e dell’hinterland in grado di offrire soluzioni indipendenti a prezzi più accessibili. Anche il segmento del prestigio sembra tenere. Una differenziazione dei prezzi, infine, sarà possibile in base a come reagirà l’economia locale con conseguente impatto sull’occupazione e sui redditi.