(di Gianni De Paoli) Che senso ha installare ancora in giro per la città quegli orribili tabelloni elettorali di lamiera grigia che ad ogni consultazione, praticamente ogni anno, il Comune deve allestire per legge? Una legge concepita nel dopoguerra, quando le campagne elettorali si facevano con secchio e pennello, la democrazia era una novità e la partecipazione era grande. Le campagne elettorali erano condotte a colpi di comizi e slogan urlati dagli altoparlanti fissati sul tetto delle auto e i manifesti erano fondamentali perché la macchina l’avevano in pochi, la gente girava a piedi e si fermava a leggerli. Venivano attaccati dappertutto, tanto che in certe zone non c’era un centimetro di muro libero. Perciò vennero imposti i tabelloni. Solo lì era consentito affiggerli. Lo scopo era rispettare la proprietà privata e la pubblicità commerciale.

Oggi però è cambiato tutto. La propaganda utilizza altri mezzi. La comunicazione politica passa per le tv, le radio, i giornali, i social, le chat, le e-mail. Il manifesto esiste ancora, ma è uno strumento obsoleto, quasi inutile, stampato più che altro per arredare le sale delle riunioni. I tabelloni non servono più a niente. La gente passa in macchina, vede delle macchie colorate e non riesce nemmeno a distinguere che cosa c’è scritto. Così i tabelloni sono vuoti. O se ci ci sono abissi dei manifesti è solo per fare presenza. Giusto perché i tabelloni ci sono…

Ma oltre che inutili sono anche brutti, deturpano il paesaggio urbano e per essere montati, smontati e puliti ogni volta rappresentano una spesa per tutta la comunità. E’ ora di abolirli. Cambiamola ‘sta la legge!