(di Alberto Franchi, Medico veterinario in Verona *) Quando parliamo di comunicazione pensiamo per lo più ai sofisticati mezzi tecnologici che ci permettono di inviare voci, immagini, testi in tutto il mondo, simultaneamente, a milioni di persone. I mezzi di comunicazione di cui tutti gli animali superiori sono stati dotati sono tre: vocale, visivo, olfattivo, tutti utilizzati anche dall’uomo. Anche il gatto li utilizza per relazionarsi con gli altri gatti e con gli altri animali, uomo compreso.
L’olfatto è per il gatto quello che per noi sono l’agenda, il documento d’identità ed il “post-it” che appiccichiamo un po’ dovunque per segnalare qualcosa a noi stessi o ai nostri amici. Attraverso le secrezioni odorose di ghiandole sebacee cutanee concentrate in diversi punti del corpo come la coda, il mento, la fronte, le labbra, i cuscinetti plantari e con la marcatura delle urine, l’animale riesce a veicolare attraverso il tempo e lo spazio il segnale della sua presenza.
La comunicazione visiva viene utilizzata nelle relazioni a stretta vicinanza, paragonabile alla nostra mimica facciale e posturale e alla gesticolazione: è la cosiddetta comunicazione assertiva.
Animali usi a osservare e a cacciare in silenzio, i gatti hanno una capacità sorprendente a distinguere le piccole ed a volte impercettibili mutazioni del corpo. Sanno cogliere le variazioni della dimensione e della forma della pupilla, la direzione dello sguardo, il posizionamento della coda e della orecchie, il portamento della testa, la postura ed il modo di incedere del gatto o dell’animale che li fronteggia, e attraverso questi messaggi silenziosi intuiscono le intenzioni dell’altro ed adeguano ad esse il loro comportamento.
La comunicazione vocale è basata su differenti tipi di espressione, dai più tenui, come le fusa, il brontolio, il soffio, fino al miagolio ed al richiamo. Chiunque può notare le differenze nella vocalizzazione e cimentarsi a comprendere gli intendimenti espressi in tal modo dall’animale.
Imparare a comprenderlo non è facile, né immediato, anche perché i segnali che ci giungono o non riusciamo a percepirli, o ci sfuggono per disattenzione, dato che sono troppo differenti dal nostro modo di comunicazione. Comprendere correttamente il felino richiede informazione e dedizione. Dal canto suo invece egli ci osserva e tutto ciò che desidera comprendere da noi, che lo vogliamo o meno, lo ha già appreso.

(* vetverona@gmail.comwww.veterinarioaverona.it)