(di Paolo Danieli) Una delle cose più belle che la vita mi ha riservato è stata quella di avere il cane. Le soddisfazioni, lo devo ammettere, non mi sono mancate. Mi ritengo fortunato, nella salute, nel lavoro, negli interessi e soprattutto negli affetti, che poi, come diceva Norberto Bobbio, che ho avuto l’onore di avere come “collega” senatore a vita sui banchi di Palazzo Madama, sono le uniche cose che alla fine della fiera contano. Tutto passa, successi, soddisfazioni, onori, soldi, ma poi quando uno fa un bilancio della vita si accorge che quello che conta davvero è l’amore dei propri cari, l’affetto degli amici, la stima e la simpatia della gente. “Di essere senatore a vita mi interessa poco- diceva il filosofo-, mi interessa di più il sorriso di mio nipote”. E’ quindi ciò che attiene la sfera affettiva quel che conta, quel che rimane nel nostro pensiero che, in ultima analisi, è ciò che noi siamo.
Che cosa c’entra il cane? C’entra, perché il mio cane, ma credo anche quello di molti altri, ha occupato un posto importante nei miei affetti. Dal momento in cui è entrato in famiglia fino a quando è morto ha instaurato con me un rapporto molto sentito da entrambi, costituito da uno scambio continuo di sensazioni, di pensieri, di gesti, di abitudini che ha cementato un rapporto simbiotico che per anni ci ha dato reciproca felicità. Per non farla troppo lunga: il mio cane non mi obbediva per il meccanismo premio/castigo, ma semplicemente per amore. Non c’è mai stato bisogno di sgridarlo, lui si comportava come richiedevo per farmi felice. Ed io ricambiavo. Perciò avere un cane è stato una delle cose più belle della vita. Ed è proprio per questo che tutto il mio disprezzo va a quelli che abbandonano il cane per andare in vacanza, come succede ogni anno.
Disprezzo la loro crudeltà contro un essere indifeso, ma soprattutto la loro incapacità di comprendere tutto quello che spero di avere trasmesso in queste poche righe.