(di Gianni De Paoli) Risulta ormai evidente a tutti l’incapacità del governo Conte di dare delle risposte concrete all’emergenza liquidità delle imprese. I provvedimenti fin qui adottati – bonus fiscali vari, cassa integrazione e blocco dei licenziamenti- non servono a nulla, se non a procrastinare il redde rationem, a ritardare lo scoppio della bomba sociale che si avrà quando gli sforzi delle imprese a tamponare la situazione non saranno più possibili. Quello che il governo giallo-rosso non è stato in grado di fare – o non ha voluto fare- ed ha cercato di nascondere dietro ad una cortina fumogena di promesse è l’immediata immissione di denaro nella casse delle partite Iva. Come invece hanno fatto all’estero, vedi Germania e Stati Uniti.
Non hanno liquidità? Non vogliono ricorrere ad un grande prestito nazionale che sarebbe possibile vista l’enorme quantità del risparmio privato? Indebitano noi e i nostri figli con l’Europa?
E invece basterebbe un’operazione molto semplice, peraltro suggerita anche da alcune categorie imprenditoriali: sarebbe sufficiente annullare tutte le rate delle tasse da pagare da qui al 31 dicembre 2020. Annullare, non rinviare. Sarebbe un’iniezione di liquidità indiretta. Lo Stato non versa neanche un euro, ma le imprese, non dovendo sborsare i soldi delle tasse e tenendoseli in tasca, è come se li avessero ricevuti. Senza domande, senza scartoffie senza tutta quella burocrazia che quando ci sono le emergenze va spazzata via. Semplice no? Ma, si sa, in Italia l’Ufficio Complicazioni delle Cose Semplici è sempre in funzione, anche la domenica, anche con la crisi economica da Covid19. Mattarella! Se ci sei batti un colpo!