(di Gianni De Paoli) E adesso c’è lo scandalo dei 5 parlamentari che hanno chiesto il bonus covid: 3 leghisti, un grillino e un renziano. Tutti di partiti che hanno votato il taglio dei parlamentari.  Attendiamo nomi e dimissioni. Uno scandalo che a prima vista sembrerebbe portare acqua alla demagogia dei cinquestelle. Avete visto? Che figura! Ve l’avevamo detto che bisogna tagliare i parlamentari, tagliare il Senato! Anzi, tagliamo tutto! Facciamo la democrazia diretta, col computer o col telefonino. Non costa niente! Sai quanti soldi risparmiati su quei mangia-pane-a-tradimento! Basta collegarsi tutti alla piattaforma di Casaleggio e ci pensa lui poi a dare i risultati di quello che la gente vuole o non vuole. Semplice no?

Apparentemente lo scandalo sembrerebbe fatto apposta per far vincere il sì al referendum. E invece no. Basta ragionare.

Se su 945 parlamentari ce ne sono 5 che siedono indegnamente in Parlamento, non è questione di quantità, ma di qualità. Non è questione che i parlamentari siano 300 in meno. Il problema è chi ci va, chi viene eletto. Che cosa c’entra allora tutta la costruzione demagogica sulla necessità di tagliare il numero dei rappresentanti del popolo. Si tratta piuttosto del funzionamento della democrazia. E la democrazia funziona bene se a rappresentare il popolo ci sono persone degne, capaci, oneste. Quindi il tema non è il numero, ma come queste vengono scelte e selezionate. 

Ecco allora la necessità di tornare a valorizzare il ruolo dei partiti come mediatori fra il popolo e le istituzioni, magari dando ad essi figura giuridica. E’ solo attraverso i partiti, quelli veri, con regole di partecipazione democratica interna, che si può fare quella selezione del personale umano che fa sì che ai vertici della politica non ci siano dei rubagalline o degli scappati di casa, ma delle persone che hanno fatto la gavetta e concepiscono la politica come un servizio alla comunità e ai loro ideali.