(di Gianni De Paoli) Ricordate il pifferaio di Hamelin? Quello che suonando il piffero si faceva seguire dai topi per portarli ad annegare nel fiume? Ricorda molto la vicenda del taglio dei parlamentari. Tutti i partiti, per paura di perdere voti, hanno seguito il pifferaio grillino e l’hanno votata. Ma finiranno nel fiume.
Lo stesso pifferaio ha convinto gli italiani che il problema dell’Italia non è la precarizzazione, la finanziarizzazione dell’economia, lo strapotere dei banchieri, lo svuotamento della sovranità e della democrazia, la proletarizzazione dei ceti medi. No. Il problema è il costo della politica. E a forza di suonarla questa colossale menzogna è stata presa per una verità. Ma vediamo come stanno realmente le cose. Facciamo un po’ di conti.
Se si abolisse la Presidenza della Repubblica il risparmio sarebbe di 230 milioni di euro.
Se si chiudesse il Senato il risparmio sarebbe di 540 milioni.
Se si chiudesse la Camera il risparmio sarebbe di 1.037 milioni.
Sappiamo bene che chiudere le tre principali istituzioni del paese è impossibile. Nessuno Stato lo farebbe mai, ma eliminando tutti assieme Quirinale, Palazzo Madama e Montecitorio il risparmio sarebbe di 1.807 milioni.
Il debito pubblico ammonta a 2.497 miliardi. Questi sono i numeri. Fate voi. Il pifferaio ha convinto i topi che il problema è il costo della politica. Ma che cosa sono 1.807 milioni a fronte di 2.5497 miliardi? Niente.
Il costo della politica, cioè della democrazia, non incide che per una minima parte sulla spesa pubblica.
Continuando il nostro ragionamento, sapendo che non è possibile chiudere Camera, Senato e Presidenza della Repubblica ma che al massimo si può fare qualche taglio, se quegli impossibili 1.807 milioni derivanti dalla chiusura totale non sono nulla, figuriamoci che cosa sono i 100 milioni risparmiati dal taglio di un terzo i parlamentari come da legge che verrà sottoposta a referendum il 20 settembre. In realtà il battage orchestrato sui costi della politica fa parte di un disegno ben preciso che ha lo scopo di screditare la politica per consegnare tutto il potere all’alta finanza; di ridurre, col numero dei parlamentari, i margini della democrazia; di allontanare la gente dalla politica in modo da poter gestire più facilmente il potere.
Non facciamo i topi: al pifferaio, conti alla mano, al referendum diciamo di no.