Qualche giorno fa, parlando delle dimissioni di Finocchiaro da presidente dell’Agsm e del fallimento del tentativo del sindaco e di un gruppetto di industriali di darla in pasto alla milanese A2A, scrivevamo che “politici dilettanti, talvolta improvvisati, senza famiglie forti alle spalle, hanno battuto bocconiani dai nobili natali e i portafogli gonfi.”
Già, i bocconiani. Viene subito in mente il prof. Monti. Ne sanno una pagina più del libro, loro. Sono ambiti e riveriti. Forse anche oltre il dovuto.
Allora, a questo proposito, consigliamo una buona lettura, agile, comprensibile anche se tratta di argomenti economici troppe volte resi volutamente incomprensibili alle persone normali. Il libro è intitolato “Inganni economici. Falsi miti di una scienza sociale” di Ilaria Bifarini, una “bocconiana” non proprio “pentita”, come spesso viene presentata, ma che ha aperto gli occhi ragionando col suo cervello libero da condizionamenti vari. Dopo essersi laureata all’Università Bocconi è arrivata alla conclusione che l’impostazione razionalista di quell’università, fondata sul presupposto che l’economia sia una scienza, è sbagliata. “Attraverso un processo di matematizzazione l’economia pretende di divenire scientifica e indossa la veste peculiare delle scienze, la matematica appunto.”
Di conseguenza non hanno alcun fondamento reale tutte le varie teorie elaborate attorno all’assunto dell’homo oeconomicus su cui si fonda l’economia classica iper-razionalista e liberista. Gli economisti, sostiene la Bifarini, s’atteggiano a scienziati, ma non lo sono, per il semplice fatto che l’economia non è scienza autonoma, ma una branca della politica.. Gli economisti, secondo l’autrice, hanno sviluppato “la presunzione di potersi occupare di tutto, una sorta di delirio di onnipotenza (…)“. Sarà per questo che non ne azzeccano una e le crisi si susseguono ormai l’una dopo l’altra. E il risultato dell’esperienza del bocconiano prof. Monti al governo del paese sembra proprio dare ragione alla Bifarini.