(di Maddalena Morgante) Molti di noi hanno, o hanno avuto, figli in età scolare. Abbiamo dato tutti una mano a fare i compiti, a scrivere un tema, a preparare un’interrogazione. Ebbene, quante volte ci siamo imbattuti in un tema o una tesina di storia sulla storia di Verona e del Veneto? Non ve lo ricordate, vero? Ve lo dico io: qualcosina alle elementari, forse, poi il vuoto. Zero, nada. Il vuoto, appunto. Perché? Cosa dobbiamo nascondere del nostro passato, davvero abbiamo fatto così poco nella nostra millenaria storia?

Senza mettere mano al sussidiario in realtà sappiamo che non è così. Verona è stata fondata, nel suo disegno attuale, dal grande  Cesare; Cangrande della Scala è stato il Napoleone dei suoi tempi e se non fosse stato assassinato a Treviso  probabilmente avrebbe riunificato l’Italia cinquecento anni prima dei Savoia e noi, oggi saremmo profondamente diversi. E Venezia? Una Repubblica millenaria che ha dominato il suo mare ed il suo tempo, che  ha fermato l’espansionismo musulmano salvando l’Europa, che ha aperto definitivamente la via della Cina. Un potere che è cresciuto, si è consolidato,  si è consumato in millequattrocento anni di indipendenza. Più dell’Impero Romano, tanto d’Occidente che d’Oriente. Nessun altro nella storia d’Europa ha fatto altrettanto. Di cosa dobbiamo vergognarci? Perché i nostri ragazzi non ne sanno nulla?
Il prossimo governo regionale metta lo studio della storia veneta e, a Verona, di quella scaligera come punto programmatico. Personalmente, mi impegnerò per questo: se non possiamo inserirlo nei programmi ministeriali (in attesa della tanto auspicata autonomia veneta) organizziamo delle lezioni aggiuntive, con  storici come insegnanti. Sarebbe anche una fortissima leva per integrare compiutamente le migliaia di ragazzi, figli di genitori immigrati, che debbono trovare nel Veneto, e nell’Italia, la loro nuova Patria. Ma che Patria è mai quella che non si racconta?