Dopo la pandemia, per i piccoli autonomi l’autunno si preannuncia molto preoccupante. A dirlo i dati di Uniocamere che indicano come le piccole imprese si trovano, per la maggior parte, nella fascia che prevede una diminuzione del reddito tra il 27,9% e il 41,5%. La ricerca di Unioncamere mette in evidenza come il settore delle costruzioni e quindi tutto il sistema dell’impiantistica, salvo le manutenzioni, stenti a ripartire a causa di un mercato stagnante e, soprattutto, a causa dal peso della burocrazia.
“Passato questo convulso periodo estivo – analizza Andrea Prando segretario regionale di Casartigiani Veneto – l’autunno si apre con incognite non indifferenti. Per molte categorie, che fin qui hanno cercato di resistere, si andrà al vedo, ma il mondo è inevitabilmente cambiato. Il calo annunciato dell’1,4% nel numero delle imprese del Veneto – prosegue Prando – potrebbe aumentare sensibilmente entro fine anno. I consumi si rivelano ancora abbondantemente sotto soglia, per cui l’autunno sarà decisivo per la sopravvivenza di settori produttivi storici del manifatturiero come i mobilifici, i produttori di sedie e varie aree del tessile e della meccanica. Per il comparto dei servizi, salvo nuovi lockdown, si dovrebbe assistere ad un graduale recupero”. In questa circostanza le imprese hanno dichiarato che la principale strategia adottata per rispondere alla crisi causata dall’emergenza sanitaria è la riorganizzazione dei processi e degli spazi di lavoro o commerciali.
L’emergenza sanitaria ha spinto più del 40% delle imprese venete a ricorrere a un nuovo debito bancario, anche tramite le misure di sostegno disposte in materia. Tra le altre forme di credito bancario, il 24,7% delle imprese venete ha scelto di fare ricorso ai margini disponibili sulle linee di credito e il 16,4% ha richiesto un differimento nei rimborsi dei debiti.
Nel panorama degli strumenti non bancari quello più adottato è stata la modifica delle condizioni e dei termini di pagamento con i fornitori, a cui ha fatto ricorso il 24,5% delle imprese venete. Soltanto l’11,5% ha adottato modifiche di condizioni e termini di pagamento con la clientela. “Questo fatto – sottolinea Andrea Prando – che le aziende hanno messo in atto ogni strategia possibile per ovviare alla grave situazione, contando soprattutto sulle proprie forze e non basandosi sulle forme di contributo che non avrebbero avuto la forza di sostenere il peso della pandemia. La speranza è che l’autunno possa essere il periodo della ripresa per garantire reddito e lavoro”.