Nuova grana legale sulla testa di AGSM: Federico Benini, capogruppo PD in Consiglio Comunale ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica nel quale chiede di avere accesso alla documentazione relativa ai consulenti del progetto di fusione con A2A: Benini ha chiesto gli atti tramite il Comune, ma da questo ha ricevuto due righe di scuse e zero documenti: «Agsm sta ignorando il diritto di accesso agli atti dei consiglieri comunali, compreso quello inviato a giugno dal sottoscritto – sottolinea Benini -, che da mesi chiedono di sapere l’ammontare delle consulenze pagate da Agsm per il fallito piano di fusione a tre con A2A e Aim. L’azienda ha ignorato anche tre mesi di solleciti da parte della Segreteria della Presidenza del Consiglio Comunale che l’8 settembre scorso l’ha dichiarata inadempiente. A questo punto non mi rimane altro che ricorrere alla magistratura per cercare di fare valere il diritto all’informazione e alla trasparenza. Stamattina ho così inoltrato un esposto alla Procura della Repubblica di Verona chiedendo di verificare la liceità della condotta poco trasparente dei vertici di Agsm».
Aggiunge Benini: «Agsm non ha fornito alcuna motivazione del suo rifiuto e ciò è ancora più grave. Nel merito, che non riguarda la Procura a cui mi sono rivolto soltanto a tutela di un mio diritto, ma esclusivamente il dibattito politico interno al Comune, scopo della mia richiesta è di verificare se i 700 mila euro di spesa di consulenza di cui si parla da tempo, siano corretti o meno. Anche fossero la metà sarebbe gravissimo scoprire che Agsm ha buttato soldi delle bollette, quindi soldi dei veronesi, in un procedimento chiaramente viziato fin dall’inizio, in quanto prevedeva una trattativa in esclusiva con A2A, e contro il quale erano insorte tutte le minoranze e gli stessi concorrenti di mercato. Di questi sprechi, di tempo e di denaro, deve rispondere politicamente anche il Sindaco che fin dall’inizio ha promosso e sostenuto questa operazione che ora lascia Verona con un pugno di mosche in mano».