Va alla storica torinese Silvia Giorcelli Bersani, autrice de “L’impero in quota” (Ed. Einaudi) il decimo Premio Mario Rigoni Stern per la letteratura multilingue delle Alpi, consegnato ieri sera nel Centro Congressi di Riva del Garda.
Fra i segnalati l’antropologo Annibale Salsa, fra i più importanti studiosi della montagna italiana, con “I paesaggi delle Alpi” (Ed. Donzelli), lo scrittore svizzero Arno Camenisch, con “Ultima neve” (traduzione di Roberta Gado, Keller editore), e lo studioso tedesco Werner Bätzing con “Die Alpen”, edito da WBG.
“L’impero in quota” ricostruisce con grande ricchezza di fonti – come recita la motivazione della giuria composta da Ilvo Diamanti, Marco Albino Ferrari, Paola Filippi, Mario Isnenghi e Daniele Jalla – il secolare rapporto tra i Romani e le Alpi: militare, sociale e culturale. Il felice piglio narrativo rende l’erudizione un grande e sfaccettato racconto. L’approccio antropologico-culturale si apre in altre dinamiche molto attuali sull’abitare oggi in montagna e sul ruolo delle Alpi in Europa“. La studiosa ha osservato come ai romani le Alpi non piacessero molto, visto il clima e la natura ostili e la loro lontananza da Roma, anche se poi avevano saputo coglierne e valorizzarne – accanto all’importanza geo-strategica – anche la grande ricchezza di materie prime e dunque il loro ruolo di potenziali incubatori di sviluppo economico. Contestualmente avanzava la “romanizzazione” degli abitanti indigeni, in un processo di assimilazione con la dominante – voluto o forzato – che finì per essere fertile di sviluppi per entrambe le parti.
Accanto ai riconoscimenti letterari giovedì sera nel centro gardesano è stato assegnato anche il premio Guardiano dell’Arca Osvaldo Dongilli, andato al violoncellista trevigiano Mario Brunello per aver portato, con i suoi concerti sull’Etna, sulle Dolomiti e sul monte Fuji in Giappone, “la musica in montagna e la montagna nella musica, contribuendo ad arricchire entrambe di emozioni e valori inediti, e portando un pubblico eterogeneo ma via via sempre più coinvolto ad apprezzare – insieme – il silenzio dei grandi spazi incontaminati, i suoni del bosco e della natura e i capolavori dei grandi maestri della musica”.
In apertura di serata l’archivista Ilaria Zacchilli ha illustrato invece il lavoro di classificazione dell’archivio lasciato da Rigoni Stern nella sua casa in val Giardini, ad Asiago: svariati metri cubi di lettere – ai familiari, agli editori, agli altri scrittori suoi contemporanei – agende su cui registrava anche in guerra gli eventi principali della giornata, e da cui sarebbero scaturiti alcuni suoi capolavori come Il sergente nella neve, ma anche racconti giovanili, che testimoniano di come la sua vocazione di scrittore si sia manifestata fin dalla tarda adolescenza, e non soltanto dopo il suo ritorno dalla guerra, come si riteveva fino ad ora.
Nel prossimo anno, in occasione del centenario della nascita, la figura dello scrittore asiaghese sarà al centro di un’intensa opera di approfondimento e valorizzazione, promossa dal Comune di Asiago e portata avanti da un Comitato nazionale, che vedrà oltre alla valorizzazione dell’archivio, destinato ad essere ceduto dalla famiglia al Comune, informatizzato e messo a disposizione dei ricercatori nella Biblioteca civica, anche l’organizzazione di convegni ed eventi di livello internazionale.