(di Marco Danieli) Ce n’eravamo occupati alla vigilia di queste ultime elezioni regionali. Sarebbe ora che sparissero quegli orrendi tabelloni elettorali arrugginiti che non utilizza più quasi nessuno. La comunicazione, anche quella politica, segue ormai altri canali. Corre sul web – spopolano i post sui social, quelli televisivi e radiofonici -, le manchette sui giornali. Anche taxi e autobus sono utilizzati per la propaganda. Ci sono anche “le vele”, quei furgoni che portano in giro per la città il faccione di questo o quel candidato.
I manifesti, quelli che una volta venivano affissi sui muri e sui tabelloni, hanno fatto il loro tempo. Non ce ne sono praticamente più e quei pochi che ci sono non servono a niente perché sono cambiate le abitudini della gente. Una volta i più giravano a piedi e avevano la possibilità di fermarsi a leggere il manifesto o almeno lo vedevano. Oggi ci si muove più velocemente, in macchina, coi mezzi pubblici, in motorino, in bici, perfino in monopattino e quando si è in movimento, l’occhio umano non è in grado di percepire le immagini che “scorrono” ai lati della strada.
Per questo sarebbe ora che chi di dovere prendesse atto del cambiamento e adeguasse la legge elettorale ai tempi nostri. Pochi ci pensano, ma per trasportare quei tabelloni di lamiera dal deposito, montarli, smontarli e pulirli dalla carta che c’è stata attaccata sopra, ci vogliono manodopera e ore di lavoro, cioè soldi che, non dimentichiamolo, sono i nostri. Se poi consideriamo che questo inutile lavoro, fra comunali, regionali, politiche e referendum vari si ripete ogni anno la spesa diventa un costo fisso a carico della comunità. Di soldi, lo sappiamo, ce n’è sempre bisogno. Vediamo di risparmiare almeno quelli spesi per cose inutili. Senza considerare che i tabelloni elettorali sono anche brutti e non solo il portafoglio, ma anche l’occhio vuole la sua parte.