(di Giorgio Sartori) In una città della Svezia, giovani e anziani stanno vivendo una interessante esperienza, battezzata “SällBo”, parola che significa “vivere in compagnia”. L’esperienza si articola su una “casa comune” formata da diversi appartamenti, tutti indipendenti, frutto della ristrutturazione di un immobile.
Le soglie dimensionali di queste unità abitative va dai 35 ai 45 metri quadrati e sono dotate di spazi esterni individuali e di moderni confort.
Gli inquilini hanno accesso a grandi aree comuni: a verde, cucine, soggiorni, palestre,per dare spazio alle capacità artistiche, sale giochi e biblioteche.
Tutto questo si pone l‘obiettivo di attenuare la solitudine che, talvolta, accompagna la terza età, essendo a stretto contatto con i Giovani.
Questi sono rappresentati anche da immigrati regolari generando, in tal modo, forme esperienziali multiculturali. L’affitto mensile si aggira sui 450 euro ed è comprensivo di riscaldamento,energia elettrica, acqua
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Economie di scala consentono di contenere i costi con benefici anche per l’Ambiente. Un’iniziativa di condivisione abitativa che potrebbe essere applicata anche nel territorio veronese, cogliendo vari obiettivi, tra i quali il recupero di immobili dismessi da usi produttivi ed il mettere sotto lo stesso tetto due momenti della vita in un proficuo gioco di scambi di diverse conoscenze ed esperienze.
Ma soprattutto verrebbe valorizzato il ruolo della terza età i cui soggetti, autosufficienti, sono in grado di dare ancora molto alla Società alla cui crescita e sviluppo hanno contribuito, se è vero, come è vero, che i settantenni di oggi rappresentano i sessantenni, forse meno, di ieri.
Consta che alcune Città italiane hanno già avviato progetti simili di natura pubblica, privata o mista pubblico/privato, recuperando, come detto, immobili destinati alla fatiscenza.
Verona e la sua Provincia non possono essere fanalino di coda di queste iniziative che, dato il crescente invecchiamento della popolazione, rappresentano una delle tante azioni a sostegno della terza e quarta età. Qualcosa a Verona, a cura del Pubblico, si è mosso nel Polo universitario. Vi sono, tuttavia, soprattutto in Lessinia, strutture ricettive chiuse da anni che potrebbero, anche per la loro favorevole posizione climatica, essere momenti interessanti per questo nuovo modello di vivere.
Tante altre strutture ricettive della Città e della Provincia il cui futuro gestionale è stato,pesantemente, messo in discussione dalla pandemia, potrebbero cogliere questa opportunita’ di mutazione genetica, dando nuova vita alla terza età.
Si tratterebbe di intervenire,a livello comunale, sul piano urbanistico, per consentire il cambio di destinazione d’uso dell’immobile. Si auspica che l’Amministrazione provinciale ed i Comuni,  potenzialmente interessati, aprano una riflessione su questo tema in un’ottica di programmazione prospettica.