La risoluzione del contratto? un atto illegittimo. I ritardi e la sospensione dei lavori? la responsabilità è del committente scaligero. L’Ati, l’associazione temporanea di imprese (Consorzio Integra, Nuova Mazzi, Colas Rail Italia, Kiepe Electric e Carrosserie Hess) – cui è stata affidata la realizzazione di Opera (la filovia più travagliata a memoria d’uomo) – non ci sta e ribatte alle accuse lanciate pochi giorni fa dal sindaco e dal presidente dell’AMT. «Le aziende componenti l’ATI appaltatrice considerano illegittimo e privo di fondamento il provvedimento adottato, soprattutto perché sembra preordinato a risolvere diverse problematiche inerenti il progetto, assolutamente non imputabili all’ATI – sottolinea una nota ufficiale -. L’ATI ha sempre dimostrato con ogni sforzo la volontà di garantire il completamento dei lavori e delle forniture previste, sostenendo oneri finanziari e investimenti economici non indifferenti. Nonostante l’intervenuta procedura concorsuale di una delle imprese coinvolte nell’esecuzione dei lavori, l’ATI ha prontamente attivato la sostituzione con altra impresa, adottando tutte le azioni e le misure necessarie per dare prosecuzione ai lavori. L’ATI, anche mediante la sottoscrizione dei relativi contratti di subappalto – per cui aveva già inviato ad AMT apposite istanze di autorizzazione – risultava perfettamente in grado di completare i lavori, avendo assunto anche impegni importanti verso i subcontraenti coinvolti».
«E tutto questo in un contesto in cui il Committente non solo non agevolava la prosecuzione del contratto né dava alcuna garanzia di effettiva disponibilità delle risorse economico finanziarie necessarie al pagamento dei corrispettivi di appalto ma manifestava, anche a mezzo di ripetuti comunicati stampa, la volontà di modificare sostanzialmente il progetto originariamente appaltato, anticipando la necessità di sospenderne l’esecuzione. L’ATI è stata informata direttamente di tale circostanza ma rimaneva in attesa di comprenderne i contorni al fine di valutare congiuntamente le eventuali differenti soluzioni che gli fossero state in buona fede prospettate ma evidentemente si è scelto di intraprendere un altro percorso.
L’aver improvvisamente disposto la sospensione della quasi totalità dei lavori, non aver mai provveduto alla consegna totale delle aree previste dal contratto, l’aver bloccato i pagamenti e la certificazione delle lavorazioni eseguite, l’aver disatteso le recenti normative emergenziali post Covid senza istituire il Collegio Consultivo Tecnico, oltre alla mancata erogazione dell’anticipazione contrattuale dovuta e mancata evidenza della copertura economico finanziaria necessaria a portare avanti il contratto sono tutte misure che metterebbero in ginocchio qualsiasi impresa. Queste imprese, invece, nonostante le pesanti difficoltà registrate, hanno continuato a confermare la volontà di rispettare gli impegni assunti e la capacità di portare avanti il contratto sottoscritto. L’ATI quindi non può che auspicare che i provvedimenti assunti siano immediatamente revocati, alternativamente a ciò porrà in essere tutte le azioni idonee a tutelare le proprie ragioni allo scopo di difendere la propria immagine e i notevoli investimenti effettuati».