(di Gianmarco Padovani *) Covid, influenza e polmoniti sono infezioni batteriche e virali con cui è doveroso e responsabile combattere singolarmente per evitare che assurgano a ruolo pandemico. La cura clinica e’ il modo di combattere l’ infezione quando diventa conclamata, sintomatica e preclude qualità e qualche volta quantità di vita. La diagnosi, lo screening, evitare il contagio con gli arcinoti dpi e l’agognato distanziamento sociale sono i validi ed efficaci strumenti per evitare che la malattia diventi tale. La vaccinazione è la regina delle protezioni, agognata ma sempre più tangibile chimera per il Covid, realtà moderna e ogni anno contemporanea per l’ influenzale.
Non e’ mia intenzione entrare in lunghe diatribe sull’opportunità di movimenti Vax o no Vax , su essere o no fautori delle vaccinazioni ma cercherò di esprimere una visione scientifica della situazione partendo da un concetto di fondo basilare….ossia che la scienza è tiranna, non democratica, il pigreco e’ 3,14 che tu sia di sinistra o destra, musulmano o ebreo, nero o bianco, due rette parallele non si intersecano che tu sia vedente o no. Quest’ anno, in quest’ ottica, la vaccinazione influenzale deve essere su larga, larghissima scala in quanto preserva dall’influenza, facilita la discriminazione medica di diverse patologie polmonari ad esordio similare quantomeno perché ne sottrae una alla diagnosi differenziale, permette minori ospedalizzazioni e allevia lo sforzo, supposto importante, della Sanità in ogni sua espressione.
Le Regioni hanno acquistato la totalità dei vaccini prodotti e in produzione con il giusto scopo di promuovere vaccinazioni precise, mirate, tracciabili e su larga scala promuovendola soprattutto per i giovanissimi, i maggiori di 60 anni, i pazienti a rischio o per pluri-patologie concomitanti o per lavori cosiddetti a rischio, perché a contatto con possibili infetti. Come e dove avverrà la vaccinazione è odierno materiale di confronto di questi giorni e sarà certamente imminente la soluzione. Esiste ovviamente una fascia di popolazione di età compresa ragionevolmente fra i 20 e i 60 anni – per lo più non a conclamato rischio sanitario o professionale – che generalmente si vaccina per responsabile scelta e che ancor più ne sente quest’ anno il bisogno e il dovere. La Farmacia in questi casi è l’albergo, il sicuro rifugio a cui fino ad oggi questi ed altri soggetti hanno potuto rivolgersi. Spero vivamente che anche quest’ anno sia cosi, non solo lo spero ma vivamente collaboro col mio sindacato a livello provinciale, regionale e nazionale perché il ruolo del Farmacista sia mantenuto come negli anni passati ed ora vi spiegherò perché: la Farmacia è il presidio sanitario più omni-distribuito sul territorio; è dovunque, in città, al mare, in montagna, nei paesi, nelle zone disagiate. E’ facile da raggiungere ed è facile accedervi. La Farmacia c’è sempre! Il Servizio Farmaceutico è attivo 24 ore su 24, giorno e notte, con qualsiasi tempo e in qualsiasi situazione.
Il Servizio Farmaceutico non si ferma coi terremoti ( Friuli, Irpinia, Marche, Abruzzo ad esempio) non si ferma nelle emergenze sanitarie….non abbiamo mai fatto un passo indietro nel lockdown. Il farmacista ha confidenza con la gente e dà fiducia e sicurezza. Non è una frase fatta questa con riferimento all’arcinoto esempio del prete e del farmacista come riferimento sociale dei paesi, ma spero sia strumento di riflessione sull’effetto tampone dell’ attività professionale di questa categoria. Noi Farmacisti vogliamo continuare a vendere il vaccino in Farmacia non per mero tornaconto economico (la media nazionale di vendita di vaccini per farmacia è di circa 50, 60 per un prodotto che costa fra gli 8 e i 10 euro…), ma per ciò che proponiamo assieme al vaccino: le parole, la tranquillità, la capacità di infondere calma, sicurezza frutto di anni di studi e dunque di competenze e di continuo e quotidiano aggiornamento, ma soprattutto di un continuo rapporto con la popolazione per ore e ore, tutti i giorni, tutte le notti.
Mi sono reso conto di quanto questo sia stato importante durante i mesi del lockdown, di quanto una parola ferma e rassicurante sia confortevole e appagante quando le sirene delle ambulanze sono continuative, quando le narici sono sature dall’odore del gel per le mani, quando il contatto umano sia precluso dalla norma, una norma che rispettiamo, che facciamo rispettare convincendo della sua rettitudine ma che ci pesa più che a tutti dato che la nostra vita e la nostra professione si ciba di contatto umano. Non è una semplice vendita, ma un atto sociale e umano di importanza rilevante che desideriamo, vogliamo, pretendiamo di poterlo ancora fare, perché lo sappiamo fare molto bene.
(* Farmacista in Verona)