(c.r.) «Abbiamo creato un bel gruppo di lavoro nel direttivo ed annoveriamo oltre cento iscritti. La nostra mission è quella di proseguire l’attività del carnevale, realizzando la nostra sfilata ed eventi in altri periodi. Vorremmo far conoscere ancora di più la nostra maschera del duca Gian Galeazzo Visconti con la sua duchessa e proseguire con la costruzione dei carri per continuare a raccontare la storia» dice Alessandro Deamoli, eletto Presidente del Carneval de Castelnovo in occasione dell’evento importante dei quindici anni di attività, anche se un po’ sottotono causa Covid. Simbolo della cittadina è la Torre Viscontea, testimone dell’antico castello, edificato nel 1387 da Gian Galeazzo Visconti. Nella coincidenza della storia, un segno premonitore della fortuna di questa iniziativa è la sua data di costituzione, quel 2 novembre del 2005, data di nascita anche di un illustre personaggio legato indissolubilmente alle vicende del paese lacustre, il Maresciallo Radetsky, che ha messo a ferro e fuoco Castelnuovo  l’11 aprile del 1848.

Così quasi a voler esorcizzare questa data nefasta, il Carneval  conserva simboli e rappresentazioni del caos primordiale. del disordine apparentemente allegro, dell’esagerazione.  Maschere e mascheramenti per essere chi non si è mai stati, per impersonare in maniera stupenda o visibilmente deforme il proprio alter ego. Nella tradizione veronese, di cui fa parte Castelnuovo, non è fuor luogo ammettere che il Carnevale  trovi le sue origini nelle antiche corse del Palio, sancite dalla passione per le contrade.  Così come Siena, anche Castelnuovo ha le sue tredici storiche contrade che nell’Ottocento sono: Acqua Larga, Posta Vecchia, Valverde, del Ballo, Baruchella, Santa Maria di Sopra, San Zeno, della Motta, della Chiesa, Santa Maria, Testi.