Se il buongiorno si vede dal mattino, Venezia sarà per Fratelli d’Italia un luogo di dolore. Alla prima seduta del Consiglio regionale veneto, infatti, il partito della Meloni è stato tagliato fuori dalla vicepresidenza ed ha votato scheda bianca in tutte le elezioni dell’ufficio di presidenza. La cosa non ha spostato nulla: la Lega ha dimostrato di essere autosufficiente e si è arrangiata per i fatti propri. Nemmeno un accenno di filibustering è stato ammesso: i cinque consiglieri di Fdi hanno fatto un siparietto presentandosi in aula per ultimi e sedendosi nelle file di opposizione, per poi piegare platealmente le schede elettorali. Lì, però, non potevano stare e così i commessi li hanno fatti spostare ai loro posti. Al che hanno chiesto di poter leggere un testo in aula dopo l’elezione del presidente, in modo da chiarire il perché delle schede bianche.
Ma il neopresidente Roberto Ciambetti ha subito fermato l’operazione, in quanto durante il voto non c’é spazio per le dichiarazioni, e così Elena Donazzan ha inviato direttamente il testo alla stampa via mail. «Siamo qui oggi con la consapevolezza che dobbiamo risposte ai veneti tutti, che dobbiamo dare dignità e rappresentanza politica, ai nostri elettori e dobbiamo rispondere come fatto con chiarezza dalla nostra leader politica Giorgia Meloni, all’impegno a fianco del presidente Zaia. È nostro stile mantenere la parola data, credere nella coalizione difendendo quando serve anche gli alleati. Il fatto che oggi la Lega decida di escludere Fdi da un ruolo politico, dentro questo consiglio regionale, significa escludere il 10% dei veneti e dimostra, a nostro giudizio, miopia e poca lungimiranza politica».
Rincara la dose il capogruppo di Fdi in consiglio, Raffaele Speranzon: «Abbiamo dovuto constatare che non c’è stata disponibilità a dare rappresentanza politica al 10% dei Veneti, siamo rammaricati. Faremo le nostre valutazioni insieme al nostro partito a tutti i livelli ma ovviamente manifestiamo un certo disappunto – continua Speranzon -. Siamo la seconda forza politica nella coalizione di maggioranza, se la presidenza va alla prima ci si aspetta che la vice presidenza vada alla seconda».
Adesso resta aperta la partita degli assessori della nuova amministrazione Zaia che pare non aver gradito troppo la manifestazione di disappunto. Vedremo, dalle sue scelte (che hanno ripercussioni dirette sulla Giunta di Verona, il suo rimpasto, e la tornata delle nomine attese per la settimana entrante), se è stato harakiri o semplice maldipancia…