(di Stefano Tenedini) “Dobbiamo approfondire la cooperazione tra i popoli per rafforzare lo sviluppo nel periodo di crisi seguita al Covid-19. Una sfida indispensabile perché le economie di tutto il mondo hanno subito pesanti contraccolpi. Anche se alcuni tra i sistemi produttivi, come quello cinese, hanno potuto recuperare sensibilmente già nella seconda parte del 2020 e prevedono di chiudere l’anno in positivo”. Lo ha detto, nella sessione conclusiva del Forum Eurasiatico di Verona (rivolgendosi a tutti e a nessuno in particolare ma con un chiaro invito all’Europa e soprattutto all’Italia), John Zhang, segretario generale del network cinese ITTN che – d’intesa e col supporto del governo di Pechino – si occupa di favorire e accelerare il trasferimento di tecnologie avanzate verso i Paesi di recente sviluppo.
Si è così animata nel finale, con una sorta di “autoinvito” al tavolo della regia economica da parte cinese passato tutt’altro che inosservato, la due giorni veronese abitualmente rivolta a incentivare e rafforzare i legami tra l’Europa Occidentale e le nazioni tradizionalmente più nell’orbita di Mosca. Nonostante uno scenario globale tutt’altro che favorevole al dialogo, Italia e Russia hanno infatti ribadito durante il Forum che la sintonia non è venuta meno, sia pure rallentata da sanzioni e barriere ancora inaspettatamente ideologiche. Ma la Cina non ci sta nemmeno in questa circostanza a fare da tappezzeria, e Zhang, quasi un “convitato di giada”, ha messo sul tavolo i numeri davvero impressionanti della crescita della Repubblica Popolare e del capitale umano di cui dispone.
Come il sorprendente incremento con cui il settore informatica e telecomunicazioni traina la recente ripresa, insieme a una crescita generalizzata del segmento innovazione e ricerca & sviluppo, di fondamentale importanza per riprendere l’accelerazione del sistema cinese. E se qualcuno avesse ancora dubbi sul ruolo che Pechino rivendica in una globalizzazione di cui vuole essere protagonista e non spettatrice (tanto da guidare oggi i Paesi orientali con i maggiori tassi di crescita), ecco la disponibilità a fornire il proprio supporto a chiunque voglia trarne beneficio per migliorare la propria situazione economica. Come? Con il commercio di beni di largo consumo, con l’aiuto ai Paesi meno sviluppati per il rafforzamento dei settori industriali locali, con l’indiscutibile scalata all’economia digitale in cui spicca il 5G, oppure con l’offerta di una sterminata forza lavoro qualificata composta da 42 milioni fra tecnici e ingegneri e oltre 100 milioni di persone da impiegare nella produzione hi-tech.
Una “potenza di fuoco” alla quale noi europei non possiamo opporre che il presidio di pochi settori innovativi e di una posizione geografica che ci rende ancora un bersaglio appetibile. A questo, sia pure rivestito di tessuti delicati e di un linguaggio pacato e amichevole, fanno riferimento le iniziative assunte negli ultimi anni dalla Cina, come la “Belt and Road”, meglio nota come la cosiddetta “nuova Via della seta”. Una strada lungo la quale la Cina si appresta a marciare verso occidente per investire ingenti risorse in una partnership che allarma non poco i governi dell’Unione Europea e degli Stati Uniti. E in questo scenario si innesta anche la mano tesa all’Italia che il segretario Zhang non ha mancato di citare nel suo intervento al Forum Euroasiatico. La Cina ha infatti portato a casa l’anno scorso un memorandum d’intesa che ci visti primi (e finora unici) tra gli alleati ad aprire alla collaborazione offerta da Pechino. Agli occhi della Cina quindi Roma appare evidentemente l’anello debole dell’Europa, quindi un obiettivo economico e diplomatico prioritario nella visione globale di Xi Jinping.
Nel finale poi il Forum ha ritrovato i suoi consueti toni morbidi ed ecumenici. “Durante la crisi del Covid-19 e la conseguente crisi economica che è anche una crisi del sistema politico, si è visto quanto sia sempre più centrale il bisogno di cooperazione e di dialogo”. Parole di Antonio Fallico, presidente dell’associazione Conoscere Eurasia e di Banca Intesa Russia, e soprattutto storico patrocinatore dell’evento. “La nutrita presenza di pubblico collegato al Forum nonostante le difficoltà organizzative ci ha confermato l’importanza di mantenere aperti tutti i canali di confronto tra interlocutori così diversi eppure convinti della necessità di collaborare. Abbiamo visto entrare in crisi un modello di sviluppo economico che ha portato vantaggi soprattutto all’Occidente e che per questo oggi va superato e integrato. Nessuno può riuscire da solo in questo intento e sarà un processo lungo: perciò dobbiamo unirci nel tentativo, anche per approfondire la cultura della multipolarità. Non si vince da soli, e il virus ce lo sta dimostrando”, ha concluso Fallico. “Ci rivolgiamo quindi alle aziende e alla finanza, perché ciascuno faccia la propria parte per andare oltre i limiti di un’economia superata perché basata sul profitto fine a se stesso, e guardare di più ai bisogni dell’uomo”.