Chi paga le tasse in Italia? Questa è la domanda delle domande. E soprattutto, quanto paghiamo a testa è sufficiente a coprire le spese della collettività ad esempio per garantirci un adeguato servizio sanitario? E noi Veneti quanto contribuiamo alle spese del carrozzone Italia? Spiluccando fra i dati del Settimo rapporto di Itinerari Previdenziali sull’IRPEF pagata dagli Italiani dal 2008 ad oggi qualche risposta c’è e qualche curiosità nasce spontanea.

Partiamo dai dati macro: in Italia ci sono 41 milioni di contribuenti. Di questi però, soltanto 31 milioni sono versanti. Questi 31 milioni versano di IRPEF (la sola imposta sul reddito delle persone fisiche) la cifra di 171 miliardi di euro. Fanno 5.508€/pro capite. Inutile che vi lamentiate subito: l’82% dei contribuenti italiani, quelli che stanno nella forchetta da 0 a 35mila€ di reddito anno, versa una cifra inferiore a questa media passando dai 144€ a testa per chi guadagna sino a 7.500€ ai 622€ di chi arriva sino a 15mila, ai 2.074€ a testa di chi incassa ogni anno sino a 20mila€. Soltanto il sistema sanitario costa circa 2mila€ a testa l’anno. Per contribuire alla sanità pubblica, e non soltanto per beneficiarne, bisogna guadagnare insomma più di 20mila € l’anno.

Chi arriva sino a 35mila€ l’anno ha una IRPEF media di 4.661€. Il totale di questi contribuenti è pari a 25,7 milioni di persone fisiche. Diciamo che vi ricomprendiamo tutto il ceto medio. Il resto dei contribuenti coi redditi maggiori, da 35.999 a più di 300mila€ l’anno, è pari a poco più di 5 milioni di persone paganti che versano nelle casse della Repubblica Italiana poco più di 100 miliardi€ l’anno, pari al 58% dell’IRPEF totale. Quindi, ricapitolando, il 18% dei contribuenti paga il 58% dell’IRPEF totale; l’82% dei contribuenti invece il 42%.

Non c’è una sanzione morale in queste cifre: il sistema fa pagare di più a chi guadagna di più, ovviamente, e si va per scaglioni e quindi il computo reale è ben diverso dalla media; questo approccio vale ovunque tranne nei Paesi dove vige la flat-tax, la tassazione a percentuale unica per tutti, ma non è il nostro caso. Non è un caso, però, che oltre 13 milioni di contribuenti abbiano un reddito lordo mensile lordo che al massimo arriva a mille700€ da cui togliere tasse e previdenza. Pensare di far ripartire i consumi e la natalità con redditi di questo livello (netto arriviamo a poco più di mille€ disponibili al mese, tredicesima mensilità nel calcolo inclusa) è pura illusione.

Veniamo all’IRPEF pagata in Veneto: i contribuenti totali sono 3,6 milioni; quelli versanti, 2,8 milioni che girano a Roma 15,4 miliardi (il costo della sanità nella nostra regione è di circa 9 miliardi l’anno) pari a 5.370€ a testa, circa 200 euro in meno della media nazionale. Dal 2008 la crescita dell’imposta pagata nella nostra regione è stata dell,11,2% a fronte di una crescita nazionale del 9. Siamo più bravi del resto d’Italia, contenti? Per quantità di tassa pagata il Veneto è la quarta regione in Italia alle spalle di Lombardia, Lazio ed Emilia Romagna precedendo il Piemonte. Come numero di contribuenti versanti siamo la terza regione e con noi sul podio c’è la solita Lombardia col solito Lazio. Il mitico Nordest (inteso nella sua versione elettorale per l’Europarlamento quindi emiliani dentro) realizza il 22,6% del totale dell’Irpef nazionale, meno del vecchio “triangolo industriale” che nonostante tutti gli acciacchi contribuisce col 34% dell’Irpef nazionale. Il nord, già la Toscana è sud in questa indagine, contribuisce al 56% del totale dell’imposta sulle persone fisiche: oltre 16 milioni di contribuenti versanti e 98,7 miliardi di gettito, 5.991€ a contribuente.

Questa è la sola IRPEF, una ma non l’unica delle imposte che rendono felici le nostre giornate. Adesso ognuno è libero di fare due conti coi propri cedolini o con l’Unico; ricordate che le statistiche soggiacciono alla legge di Trilussa e quindi vanno prese con le pinze. Ma qualche spunto di riflessione lo forniscono…