Cattolica potrà diventare sempre più triestina, ma ancora manca il via libera della Consob dall’esenzione all’offerta pubblica di acquisto che scatta al 25% del capitale nelle mani di un singolo azionista nel caso di società quotata. Intanto il Leone di Trieste incassa dal’Ivass (L’istituto di vigilanza del comparto assicurativo) la possibilità di salire sino al 49,9% del capitale. Generali, che ha reso pubblica la decisione dell’authority nella dichiarazione di intenzioni alla Consob, tiene le carte coperte sulle sue mosse future. Allo stato “non intende acquisire il controllo dell’emittente o, comunque esercitare un’influenza dominante sulla gestione dello stesso”. Mentre “eventuali incrementi” della partecipazione saranno valutati “tempo per tempo sulla base, principalmente, del rendimento dell’investimento, delle condizioni di mercato e delle opportunità di acquisto”. Generali è infatti impegnata in due importanti gare europee per acquisire compagnie in Polonia e Portogallo che rafforzerebbero la sua dimensione internazionale.
In Cattolica, comunque, spazi per crescere ci sono: c’è il recesso – un 11,6% del capitale che verrà offerto a tutti i soci – e c’è il prossimo aumento di capitale in opzione da 200 milioni che seguirà a ruota e chiuderà il percorso di rafforzamento patrimoniale chiesto dall’Ivass a causa della caduta del margine di solvibilità durante la prima ondata di coronavirus. Sulle decisioni di Generali sarà determinante la risposta della Consob al quesito che il Leone ha presentato per verificare se si possa applicare l’esenzione dall’opa per ‘salvataggio’. In caso di risposta affermativa Generali potrà tranquillamente salire sopra il 25% del capitale senza l’obbligo di lanciare un’offerta pubblica totalitaria. Non a caso nei patti tra le due società, Generali si è sì ritagliata la facoltà di rilevare l’inoptato dell’aumento da 200 milioni ma a patto che ciò “non comporti obbligo alcuno di opa”.