«L’economia di Joe Biden? Resterà ancorata, con un linguaggio diverso, al “buy American” che ha contraddistinto la presidenza Trump. La crescita interna, la creazione di posti di lavoro per gli americani sarà ancora la priorità. Ma questo non toglierà spazio alle imprese italiane, anzi le aiuterà».

Simone Crolla, nella foto, è consigliere delegato dell’American Chamber of commerce, l’associazione che dagli inizi del Novecento cura la crescita delle relazioni d’affari fra Stati Uniti e Italia; è stato tra i fondatori del Padiglione USA a Expo 2015 e vicecapo di gabinetto dal 2003 al 2006 di Silvio Berlusconi; dal 2012 al 2013 presidente della sottocommissione affari esteri della Camera per gli Italiani nel mondo.  Nel 2004, il Dipartimento di Stato americano lo ha selezionato come unico partecipante italiano al programma “International Visitor Leadership Program” ovvero, fra i politici internazionali da “attenzionare”. Con L’Adige, Crolla analizza le prospettive per l’economia italiana dopo il cambio di leadership negli USA.

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«Partiamo dalla vicenda dazi: anche se il pensiero strategico americano non cambierà, è evidente che si cercherà un approccio più soft, all’insegna di una rinnovata alleanza transatlantica che dovrà chiudere la fase dello scontro Airbus-Boeing che non ha risolto il problema, ma ha incancrenito le relazioni. Per l’Italia sarà un vantaggio immediato; va detto che, comunque, tutti i dazi erano stati sottoposti ad una disamina iniziale delle ragioni del grande deficit commerciale statunitense e per l’Italia non si erano evidenziati fenomeni di concorrenza sleale da riequilibrare, quanto la presenza di prodotti originali, penso all’agroalimentare, non replicabili o, come nel vino, a fronte di una produzione statunitense insufficiente a coprire i consumi interni. Non sarà questo il caso della Cina o di altri fornitori a basso costo».

Cambierà l’atteggiamento nei riguardi della penetrazione cinese nel 5G?

«No, quello non cambierà. La burocrazia statunitense guarda con estrema preoccupazione a questo programma ed ha espresso le sue preoccupazioni alla politica senza lasciar spazio a dubbi di sorta. Lo stesso approccio di attenzione, e di contrasto diplomatico, avverrà anche con la nuova via della seta, all’ingresso cioè della Cina in Europa facendo leva sulle difficoltà di alcuni Paesi, la Grecia ad esempio, e  la stessa Italia: viene considerata una minaccia a quella partnership atlantica che Joe Biden vuole rilanciare e non prevedo ammorbidimenti. Anche perché i prossimi due mesi saranno ancora di Donald Trump alla Casa Bianca e la sua cifra politica vera si definirà proprio da come riuscirà a far proseguire nel tempo le sue iniziative strategiche in politica economica ed estera».

La politica del “buy American” rallenterà il flusso degli investimenti da e per l’Italia?

«No, non credo. Penso che gli USA continueranno la politica delle porte aperte a tutte quelle imprese che vorranno entrare nel mercato portando laggiù impianti produttivi e creando occupazione. Così come non saranno considerate “anti-americane” quelle iniziative delle imprese statunitensi  che punteranno a conquistare fette di mercato in Europa investendo direttamente o acquisendo imprese. Consideriamo che con Trump lascerà l’incarico anche Peter Navarro, lo “zar” della politica commerciale della amministrazione uscente, che aveva un approccio molto intransigente su tutti questi aspetti. Si va verso una moral suasion  più soft, più aperto, e visto come cresce l’economia Usa ci sono già le basi per un grande stagione commerciale non appena finirà l’emergenza Covid».

Come sarà vista l’Italia da Joe Biden?

«Biden è stato senatore per quasi cinque decadi, è sempre stato nel comitato che segue gli affari esteri, da vicepresidente di Obama ha visitato più volte l’Italia, più di Trump sicuramente, la moglie Jill è italoamericana e credo che questo aspetto verrà enfatizzato su entrambe le sponde dell’Atlantico. Certo, Conte è stato il miglior amico di Trump in Europa; il nostro Governo dovrà riposizionarsi, ma credo che Biden saprà  comprenderne le ragioni senza volontà “punitive”. Si apre una nuova stagione e sarà positiva se sapremo, noi Italiani, coglierle appieno».