Il licenziamento del commissario della sanità calabrese Saverio Cotticelli è stato un atto dovuto. Non tanto per la figuraccia fatta in tv dal generale dei Carabinieri in pensione che nel 2018 è stato messo a gestire la sanità della Calabria proprio da Conte, quanto perché in questi due anni non è riuscito a cambiare nulla. Al suo posto è stato nominato un altro commissario, Giuseppe Zuccatelli, medico, ferrarese, attualmente commissario straordinario del Policlinico universitario di Catanzaro (anche quello commissariato).
Sono dieci anni che la sanità calabrese è commissariata e, guardando i risultati, non pare che sia migliorata se è stato rilevato che, buchi finanziari a parte, non sono garantiti nemmeno i LEA, cioè i livelli essenziali di assistenza, cioè le prestazioni minime che lo Stato dovrebbe garantire ad ogni cittadino. E già questo è gravissimo.
Probabilmente l’idea che aveva portato Conte a nominare commissario della sanità della Calabria un generale dei Carabinieri era dovuta alla considerazione che a monte delle disfunzioni, delle inefficienze e delle inadempienze di ospedali e aziende territoriali c’è il malaffare. Non si può quindi affermare che sia stata una scelta sbagliata, anche perché Cotticelli era stato comandante dei Nas, che con la sanità qualche attinenza pur ce l’hanno. Ma evidentemente il generale non si è dimostrato all’altezza del compito.
La sanità è la delega regionale più importante. Se in Calabria è commissariata da dieci anni significa che è la più importante funzione della Regione che non va. Ed è difficile non pensare che ciò sia dovuto alla radicata commistione fra politica e delinquenza organizzata in un settore dove c’è da guadagnare molto. Che cosa potrà fare Zuccatelli? Commissariare la sanità non basta. L’unica strada è commissariale la Calabria e fare in modo che lo Stato riprenda il controllo del territorio e dei servizi essenziali. Nell’interesse dei calabresi.