(di Angelo Paratico) In una intervista pubblicata oggi sul Messaggero di Roma, Sabino Cassese impartisce dei saggi consigli ai nostri uomini politici: “…i nostri politici rinuncino alle loro ambizioni di popolarità. Leggano quel bel libro che scrisse John F. Kennedy, prima di diventare presidente degli Stati Uniti, in cui magnificava il coraggio dei politici di esser impopolari nell’ interesse della collettività, e passino meno tempo a fare i pavoni dinanzi alle macchine da presa”.

Fu davvero così? E come possiamo spiegare il fascino di JFK? Uno dei motivi fu la sua grande bellezza fisica e quella sua abbronzatura – poi emerse che era dovuta a una disfunzione renale che gli colorava la pelle – e ai suoi capelli, sempre ordinati, per i quali aveva una cura maniacale. O forse furono i suoi abiti, sempre impeccabili. Mimi Alfort, una delle sue giovani amanti, racconta che arrivava a cambiarsi la camicia sei volte al giorno!

Faceva uso di cosmetici per apparire più attraente, un esempio famoso di questo fatto si trova nel confronto televisivo con Nixon del 1960, durante il quale egli si mostrò tranquillo e sereno, mentre Nixon sudava e appariva teso. Pochi sanno che uno dei motivi di ciò fu che Nixon aveva una gamba che gli faceva male e, a differenza di Kennedy, aveva rifiutato di farsi truccare, prima di mettersi davanti alle telecamere.

La strada verso il potere di Jack fu spianata da suo padre, e dai suoi nonni irlandesi, tutti potenti e ricchi. Si laureò ad Harvard nel 1940, con una tesi intitolata “La pace di Monaco” nella quale criticava la prudenza di Chamberlain nell’affrontare Hitler. Facile farlo dopo il 1939! La cosa suona ironica, perché suo padre, Joe Kennedy, fu ambasciatore degli Stati Uniti a Londra e lui stesso fu a favore del volo su Monaco di Chamberlain, e fu proprio questo che causò il suo licenziamento da parte di Roosevelt.

Suo padre lo spinse a pubblicare quella tesi sotto forma di libro, intitolandolo “Why England slept” ossia Perché l’Inghilterra dormì, con una introduzione di Henry R. Luce, dopo che Harold Laski rifiutò di scrivergliela, lasciando una annotazione secondo cui quel libro era: “Il prodotto di una mente immatura, e se non fosse stato scritto dal figlio di un uomo molto ricco non avrebbe mai trovato un editore”.

Saltando ora da questo suo primo libro al secondo – che ebbe un’importanza enorme per trasformarlo in un credibile candidato alla Presidenza – arriviamo a “Profiles of Courage” uscito il 1 gennaio 1956, nel quale descrive le vite di alcuni senatori americani del passato, i quali vollero seguire la propria coscienza, invece che il proprio interesse. Questo è il libro al quale allude Sabino Cassese.

Questa sua opera gli fece guadagnare il premio Pulizer e fu un grosso successo editoriale, creando la sua immagine di uomo d’alti principi morali e democratici che dura ancor oggi e che gli permise di spuntarla su Nixon, che era molto più preparato di lui.

La verità emerse solo nel 2008 – anche se già in molti la conoscevano – quell’opera fu scritta da un suo talentuoso assistente, che gli scriveva i discorsi, li chiamano “ghost writers” in inglese, il suo nome era Ted Sorensen.

Nella sua autobiografia “Counselor: A Life at the Edge of History” Ted Sorenson raccontò la genesi dell’opera: l’idea iniziale fu di Kennedy ma la ricerca e la composizione furono solo sue. Per 6 mesi lavorò per scriverlo, anche per dodici ore al giorno, mentre Kennedy era in giro per il mondo, o portava belle donne a letto, oppure stava in ospedale a curarsi per i suoi molti acciacchi.

Nel 1957 il giornalista Drew Parson raccontò questa storia in televisione, alla ABC, parlando a Mike Wallace il quale, stupito, chiese come il senatore Kennedy avesse potuto ritirare il Premio Pulizer per un libro scritto da un altro. Parson disse che girava una battuta in Senato: “Jack dovrebbe avere meno profilo e più coraggio”. Un gioco di parole sul titolo del libro…

Joe Kennedy, il padre di Jack, che seguiva la trasmissione, telefonò ai propri avvocati dicendogli di querelare il canale televisivo, chiedendo danni per 50 milioni di dollari, una somma enorme. Qualche giorno dopo Robert Kennedy e il suo avvocato si presentarono presso la ABC, chiedendo una smentita ufficiale o avrebbero preso le vie legali. Il direttore della ABC accettò di smentire, nonostante Wallace e Parson rifiutarono di rimangiarsi quanto avevano detto. La smentita fu effettivamente mandata in onda e nel 1957, senza preavviso, Jack mandò un grosso bonus a Sorensen, che non se lo aspettava e che lo rese felice ma non ci vuol molto a immaginare perché fu così generoso.

Questo malvezzo di uomini politici che si fanno scrivere i libri è più comune di quanto non si possa pensare. Lo stesso Winston Churchill, nel 1953, vinse il premio Nobel per la letteratura grazie ai volumi della sua “Storia della Seconda Guerra Mondiale” scritti da un gruppo di storici guidati da William Deakin.