(articolo in aggiornamento) Bari, Cerveteri (Roma), Ancona, L’ Aquila, Pieve Di Soligo (Treviso), Procida (Napoli), Taranto, Trapani, Verbania (Verbano-Cusio-Ossola) e Volterra: sono queste le 10 città italiane che si contenderanno il titolo di “Capitale Italiana della Cultura 2022”. Al bando promosso dal Ministero della Cultura avevano partecipato 28 città italiane, ma Verona nonostante la sua storia e i suoi capolavori non è riuscita a rientrare nella “Top 10” di città che si contenderanno l’ambito riconoscimento.
“Ringrazio l’assessore Francesca Briani per tutto il lavoro svolto – dice il sindaco Federico Sboarina – perché con il dossier di candidatura ha messo in moto il meccanismo virtuoso di raccogliere tutte le forze migliori della città. L’ho sempre detto in tutti i mesi precedenti, Verona è già internazionalmente conosciuta come città di cultura, ciò che farà la differenza è adesso di poter contare sulla macchina di tante istituzioni e privati che stanno già lavorando per il futuro. La partecipazione alla competizione a questo è servita, abbiamo raccolto decine di progetti che, nella cornice dei 22 luoghi da rigenerare, daranno vita ad una dimensione culturale inedita già dal prossimo anno”.
“Una notizia che non stupisce – sottolinea l’assessore alla Cultura, Francesca Briani –. Scorrendo i nomi delle concorrenti selezionati, sono state privilegiate città di dimensioni più contenute della nostra, molte delle quali collocate nel centro sud Italia. Al di là dell’esito della gara, il risultato per la nostra città è già nei fatti dei 22 luoghi che stanno cambiando la città. Il nostro dossier di candidatura presenta tutti i grandi cambiamenti culturali già in atto e quelli che stiamo progettando per Verona. Il nostro dossier non finisce in un cassetto perché si tratta di un progetto corale, che non conta solo sul patrimonio artistico e culturale ereditato, ma anche su progetti innovativi ed inclusivi e che è stato ideato coinvolgendo, come non è mai successo prima, tutte le istituzioni cittadine più importanti. Il lavoro cominciato non si ferma, al di là di come è andata, le idee, le forze e le collaborazioni messe in campo sono già un’importante vittoria per la città. Siamo riusciti a mettere insieme competenze e risorse per un unico grande progetto che, comunque, farà crescere la nostra città culturalmente e urbanisticamente. Progetti veri che hanno un unico obiettivo, il bene comune inteso come persone e spazi urbani da recuperare per essere fruiti di nuovo dalla comunità”.
“Verona, come Capitale della Cultura, non è arrivata nemmeno in semifinale. Un insuccesso che lascia amareggiato chi, come noi, per primo aveva spinto per la candidatura, ma a ben vedere si tratta di un fallimento annunciato in partenza”, esordisce Tommaso Ferrari consigliere comunale del Movimento Civico Traguardi.
“Un fallimento annunciato perché il dossier non ha puntato sulle carenze del sistema-Verona, ma su un usato sicuro privo di una reale spinta innovativa. Perché la città, nel suo insieme, non è stata coinvolta, il ricco tessuto associativo da cui è innervata è stato lasciato fuori dalla porta, la preparazione del dossier non è stata partecipativa né condivisa”, continua il consigliere, “e perché, ancora una volta, sono mancati il coraggio di uscire dagli schemi, l’umiltà di mettersi in discussione, la capacità da parte della maggioranza di allargare e includere, in un dialogo aperto con tutta la città, opposizione compresa”.
“Probabilmente il Sindaco continuerà a ripetere stancamente il mantra per cui Verona sarebbe già capitale per conto suo, confondendo la ricchezza di un patrimonio ereditato dal passato con una vivacità culturale che, purtroppo, da anni manca nella nostra città”, conclude Ferrari.
Michele Bertucco ha sottolineato come «In questi mesi l’amministrazione Sboarina aveva annunciato in pompa magna la partecipazione al bando, ma grazie alla sua incapacità Verona non c’è pur essendo una città che è l’unica al mondo ad essere dantesca e scespiriana, a possedere il più grande anfiteatro romano dopo il Colosseo, a vantare reperti archeologici e monumenti che testimoniano senza vuoti gli ultimi duemilacinquecento anni di civiltà, ad ospitare una biblioteca come la Capitolare che fu per secoli la più importante d’Europa, oltre ad un museo di scienze naturali tra i più antichi del mondo. E poi chiese, basiliche, murature civili e militari di ogni epoca (romane, longobarde, scaligere, veneziane, austriache), accademie, istituzioni scientifiche, e una galleria di personaggi illustri di ogni epoca. Certo, la candidatura a Capitale Italiana della Cultura avrebbe richiesto, per avere qualche possibilità di successo, uno sforzo comune: coinvolgere personaggi della cultura, esperti, condividere, delegare a chi più ne sa, far causa comune insomma. Un compito troppo difficile per Sboarina e camerati».
La scelta definitiva avverrà a gennaio, in una audizione pubblica in programma il 14 e il 15 durante la quale verranno presentati i dossier che contengono i progetti e gli obiettivi delle città concorrenti