Nel terzo trimestre 2020, prima delle nuove misure restrittive di novembre, le prospettive dell’economia veneta (secondo le rilevazioni di Unioncamere) erano positive e in crescita rispetto al periodo aprile-giugno. Il saldo tra imprenditori che prevedono un incremento e chi invece si attende un calo erano positivi per tutti gli indicatori. Merito dell’attenuazione delle misure antivirus della primavera quindi se quest’estate in parte è stato scongiurato il crollo dell’attività industriale. Secondo l’indagine congiunturale in Veneto nel periodo tra luglio e settembre la produzione delle imprese manifatturiere è rimbalzata di un +16,1%. Il dato è emerso dall’analisi condotta in ottobre su un campione di oltre 2200 imprese oltre i 10 addetti, per un totale di 161 mila occupati. Per il futuro le imprese confermano il cauto ottimismo, ma il sentiment è incerto perché non v’è certezza sull’evoluzione pandemica e per il timore di tensioni economiche generate dai recenti provvedimenti del governo.
Analizzando l’insieme delle imprese manifatturiere, sul piano dimensionale hanno sofferto più le piccole (10-49 addetti, -4,5%) mentre per quelle medie e grandi la flessione è stata più limitata (oltre i 50 addetti, -1,2%). Più in calo le imprese che producono beni intermedi (-4,3%), mentre le aziende produttrici di beni di investimento hanno registrato un -2,2% e tengono i beni di consumo (-0,6%). Tra i settori hanno evidenziato aumenti di produzione su base annua solo le imprese della gomma e plastica (+4,8%), del legno e mobile (+4,2%) e delle macchine elettriche ed elettroniche (+0,9%). Tutti gli altri comparti hanno mostrato dati in flessione: forte calo per i mezzi di trasporto (-12,2%), tessile-abbigliamento (-12%), carta e stampa (-7,8%) e metalli e prodotti in metallo (-3,5%). Meno perdite per alimentari e bevande (-0,7%), marmo, vetro e ceramica (-0,8%) e macchine e meccanica (-1,2%). Nel terzo trimestre la quota di imprese che ha visto ridurre la produzione è scesa al 51% (era il 62% e il 75% nei primi due trimestri), mentre è salita per il 37% (contro il 25% e il 15%).
“Al di là degli indicatori economici questi dati ci restituiscono il clima tra le imprese e gli imprenditori, che purtroppo non è dei migliori. Domina l’incertezza, che rischia di frenare gli investimenti e congelare la visione del futuro”, commenta Mario Pozza, presidente di Unioncamere Veneto, nella foto. “Qui non si parla di capacità di rischiare: gli imprenditori sono stati pronti a riaprire le fabbriche e le loro attività. Ma oggi, davanti ai dubbi, sono preoccupati e spaventati: e per l’economia non c’è peggior cosa della paura. Il problema non sono mai i sussidi, ma la garanzia di poter lavorare. Non chiedono assistenzialismo al governo e alle istituzioni, ma certezze per generare lavoro e innovazione, trainando così la ripresa”.
“Rispetto a questi dati raccolti in ottobre, rimane quindi l’incognita sull’ultima parte del 2020. La ripresa potrebbe bloccarsi se le fabbriche non potranno essere operative o se la domanda dei clienti dovesse scendere come in primavera. Ma sul manifatturiero possono pesare anche le misure assunte dal governo a tutela dell’occupazione, come il blocco dei licenziamenti e la parallela estensione della cassa integrazione a molti dipendenti. Temo” conclude Pozza “che nonostante il rimbalzo dell’estate le ultime stringenti misure possano far svanire i segnali di recupero per l’andamento dell’economia emersi dalle previsioni”.
Gli altri indicatori regionali raccolti da Unioncamere Veneto indicano una diminuzione del fatturato totale pari al -3,7% rispetto allo stesso trimestre 2019, comunque in recupero sul trimestre precedente (-23,6%). A livello dimensionale il calo del fatturato ha interessato principalmente le piccole imprese (-4,5%) mentre la variazione delle medie e grandi è pari al -3,2%. La contrazione è dovuta a una forte contrazione delle vendite all’estero (-5,7%) a confronto con quelle sul mercato nazionale (-2,4%). Anche in questo caso la diminuzione di fatturato è determinata dalla sofferenza delle piccole imprese (-4,2% contro il -1% delle medio-grandi). A livello settoriale si evidenziano dinamiche differenti: il fatturato mostra la marcata contrazione delle aziende dell’area moda (-12,5%), della carta e stampa (-9,6%) e dei mezzi di trasporto (-6,7%), imputabili in prevalenza al minor export. Si registra invece un aumento nei comparti della gomma e plastica (+3,8%, grazie al mercato interno) e del legno e mobile (+1,8%, unico comparto ad aver registrato l’aumento del fatturato estero). Stabile marmo, vetro e ceramica (+3,6% interno, -9% estero) e i macchinari elettrici.
Per concludere gli ordinativi, che nel periodo luglio-settembre 2020 hanno segnato una performance negativa del -2,3%, determinata dal crollo più marcato delle piccole imprese (-3,9%) rispetto a quelle medio-grandi (-1,4%). Nei settori forte contrazione per i comparti carta e stampa (-9,9%), tessile e abbigliamento (-8,5%), metalli e prodotti in metallo (-6%) e mezzi di trasporto (-5,4%). Positivo invece l’andamento degli ordinativi nei comparti di legno e mobile (+10,4%), macchinari elettrici (+2,9%) e gomma e plastica (+1,3%). Inoltre gli ordinativi provenienti dal mercato interno hanno evidenziato un decremento del -2%, determinato più dalle piccole imprese (-3,5%) che dalle medio-grandi (-0,9). Performance negativa anche per gli ordini dall’estero, che hanno registrato un -2,7%: anche qui piccole imprese in contrazione più marcata (-5,3%) rispetto alle medie e grandi aziende (-2%).