(di Giorgio Sartori, 50&Più Verona) Dobbiamo fare i “complimenti” al Governo che ancora una volta ha colpito milioni di pensionati. Dal primo gennaio del 2022 doveva essere ripristinato il pieno adeguamento al costo della vita dei trattamenti pensionistici, ma con un semplice, silenzioso, inaspettato tratto di penna l’Esecutivo ha, invece, rinviato al 2023 questo legittimo diritto, spostando di un’ulteriore annualità lo scippo di cui sono vittime, da anni, i pensionati.
È un’offesa, uno schiaffo dato a milioni di cittadini che con le loro pensioni, i cui importi per la stragrande maggioranza non possono essere definiti generosi, non solo mantengono la loro famiglia, ma sempre più spesso contribuiscono anche da aiutare quelle dei figli o dei nipoti che si trovano in difficoltà per l’impossibilità di trovare un’ occupazione o per averla persa causa la crisi.
Trattamenti pensionistici che, in questi ultimi casi, svolgono anche la funzione di ammortizzatori sociali. Auspichiamo che la discussione in Parlamento sulla legge di bilancio corregga questa ingiustizia che ha provocato, da troppo tempo una significativa perdita del potere di acquisto delle pensioni, aggravato anche da un pesante prelievo fiscale.